E «ve saluedi tuecc». Un saluto a tutti in milanese stretto quello di Letizia Moratti al termine di una lunga intervista a TelePadania, la tivù del Carroccio e proprio nel giorno in cui a Milano è arrivato anche Umberto Bossi per chiudere la sua campagna elettorale. Segnali di un patto sempre più di ferro con la Lega che ricalca quello che a Roma tra il senatùr e il premier Silvio Berlusconi consente al centrodestra di governare il Paese senza sbandare nemmeno sotto i colpi di maglio di avversari, alleati che diventano ex come Gianfranco Fini e magistrati. Sarà così anche a Milano? A leggere i sondaggi potrebbe, con una Moratti pronta a blindare anche la sua giunta con un vicesindaco leghista del Carroccio su cui ormai nessuno, soprattutto dopo l’apertura di Berlusconi, ha più dubbi. Una decisione, assicura lei, da rimandare al dopo elezioni. «Ma la Lega - assicura -, indipendentemente dai numeri, per me è sempre stato un alleato prezioso, importante. L’ho sempre considerata una forza politica capace di essere presente sul territorio, di ascoltare i cittadini». Il feeling con Bossi? «Per me è un rapporto storico di amicizia che risale ai tempi in cui ero presidente della Rai e che va al di là della politica». Con un voto, quello di domani e lunedì, che deciderà inevitabilmente i rapporti di forza all’interno del centrodestra. «Ma la Lega rimane per me fondamentale, anche al di là dei numeri. Poi, certo, i numeri saranno importanti». Inevitabile anche per lei, come già è stato per Berlusconi al Teatro Nuovo nel giorno del lancio della campagna elettorale, l’amarcord meneghino. Con la Moratti che elenca i suoi luoghi preferiti, dai giardini Palestro al cortile dell’Università Statale, le colonne di San Lorenzo dove andava a studiare, il Parco della Cave e vicolo Lavandai sui Navigli. «Milano è una città bella, ma discreta, è difficile enumerarli tutti». Per questo «vogliamo continuare a rafforzare le nostra identità che ha una storia fantastica». Poi i suoi due gatti, Gilda (si chiama come la figlia che vive a New York) e Antenna. E del risotto alla milanese che cucina con la margarina, perché il marito Gianmarco è allergico ai latticini. Un’occasione anche per un esame di coscienza in cerca di errori nel suo primo mandato. Da non ripetere. «Io credo che l’importanza sia capire quando si sbaglia. Cercare di ascoltare e magari anche rimediare agli sbagli fatti». Come il piano parcheggi, approvato dalla giunta precedente, quella Albertini e che «aveva tante criticità». «Se tornassi indietro, accelererei tutto l’esame del piano parcheggi. Per andare avanti il più possibile sui box che realmente servono alla città». Per il futuro «lavorare meglio» su pulizia della città e manutenzione delle strade, visto che fu proprio Bossi durante il comizio alla festa del Movimento dei giovani padani lo scorso 29 aprile a rimproverarle qualche buca di troppo («due temi sui quali penso di non avere ancora completato il mio lavoro»). «Anche lo “spazzino di via” è una figura molto gradita dai cittadini, forse l’avrei potuto introdurre prima».
Ma sul palco con vista sul Castello Sforzesco, Bossi arrivato per chiudere con lei la campagna elettorale, racconta ai suoi quanti benefici il federalismo ormai «pubblicato sulla Gazzetta ufficiale» porterà a Milano. «Tremonti potrà tagliare le tasse se costa meno lo Stato e la Moratti prenderà più soldi».
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