da Milano
Oggi è il giorno della verità sulla Tav. Il cosiddetto «tavolo politico» che si apre a Palazzo Chigi dovrà dare delle risposte sul tracciato ferroviario dellAlta velocità che collega Torino al cosiddetto Corridoio 5, Lisbona-Kiev.
Risposte che dovranno mettere daccordo tutti: le Ferrovie dello Stato, che devono pianificare massicci investimenti; lEuropa, che aspetta il progetto definitivo entro il 23 luglio per dare il via libera al finanziamento da poco più di un miliardo di euro; le imprese del Nord, che hanno puntato tutto sulla Tav; gli abitanti della val di Susa, che si sono spaccati sul progetto e sullimpatto ambientale dellAlta velocità.
A fronteggiarsi oggi sarà il governo, con il premier Romano Prodi, alcuni ministri e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Letta da una parte, istituzioni locali, sindaci delle valli Susa e Sangone e il presidente dellOsservatorio tecnico sulla Torino-Lione Mario Virano dallaltra.
Mettere tutti daccordo sarà difficilissimo, e il governo lo sa bene. Ieri sera si è tenuto un incontro informale tra Prodi, Letta e i ministri Alessandro Bianchi (Trasporti) e Antonio Di Pietro (Infrastrutture) per cercare di mettere a punto una soluzione «condivisa». Impresa ardua, visto che la riunione informale è stata preceduta dai veti incrociati dello stesso Bianchi, che ha chiesto «una soluzione chiara del governo su tempi e modi dellopera» e del ministro dellAmbiente, Alfonso Pecoraro Scanio, che invece pretende «una soluzione condivisa con i cittadini della Val di Susa».
Il nodo del contendere è il tracciato: lOsservatorio tecnico, guidato da Virano, avrebbe individuato un percorso alternativo a quello presentato nel 2001, che prevede luscita dal tunnel da Venaus, il paese simbolo della lotta No-Tav in valle di Susa, laddio al viadotto in valle Cenischia, linterramento della linea ferroviaria storica, lo scalo a Orbassano (che verrebbe potenziato) e il passaggio a Torino. Un percorso che, secondo la presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, potrebbe mettere daccordo «quasi tutti». Lo stesso Virano, però, alla vigilia dellincontro ha smentito lesistenza di una soluzione già definita: «Non cè una quinta opzione, solo una serie di modifiche rispetto al progetto bocciato dalla valle di Susa», ha detto il presidente dellOsservatorio. E anche la scadenza del 23 luglio, data ultima per accedere ai finanziamenti Ue, «non deve essere interpretata come una data capestro».
Una «frenata» tattica, quella di Virano, che è scattata per evitare di compromettere definitivamente la trattativa sulla Tav. Scelta seguita anche da Di Pietro («non cè nessuna soluzione preconfezionata») ma che non è servita a molto.
Mentre lamministratore delegato di Ferrovie, Mauro Moretti, ostentava ottimismo («lipotesi di variante ha sicuramente ottime motivazioni, serve una soluzione. Se è questa, ben venga»), i primi «no» cominciavano a fioccare. Per Mauro Carena, presidente della Comunità Montana Alta Valle di Susa «le premesse non mi sembrano ottime, siamo stati convocati senza lo straccio di un ordine del giorno». Rifondazione comunista ha già annunciato che non accetterà «compromessi di sorta» sul tracciato. Anche i sindaci delle comunità interessate prendono tempo. «Il confronto sulla Torino-Lione dovrà proseguire a ritmo serrato fino a tutto luglio», ha detto il sindaco di Venaus, Nilo Durbiano. Mentre il presidente della Comunità montana Bassa Val di Susa Antonio Ferrentino ha già detto che «senza un accordo con gli enti locali non si pianta neanche un chiodo».
Tutto è dunque rimandato a oggi. «Ci sarà un confronto aperto e trasparente - ha detto Di Pietro - ascolteremo con rispetto e buona volontà le esigenze del territorio, noi non tracciamo una linea retta sopra la testa dei cittadini». Ma gli interlocutori, sembra dire Di Pietro, ce li scegliamo noi. «Il confronto? Sarà con i cittadini della Val di Susa - sottolinea lex pm - non con i no global sfasciacarrozze».
Contemporaneamente allincontro di Palazzo Chigi inizierà un presidio a Giaveno, in val Sangone, mentre in serata si terrà unassemblea pubblica a San Didero, in Val di Susa.
Dentro la maggioranza sono in molti a pensare che leventuale fallimento della Tav avrebbe ripercussioni pesantissime sugli equilibri dellUnione, che al Nord è stata impietosamente bocciata alle recenti elezioni amministrative anche per le incertezze sul fronte infrastrutture. Dipietristi e autorevoli esponenti del Pd hanno già detto che senza Tav «si va a casa». Senza neanche prendere il treno.
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