Cronaca locale

Nel match sulla Scuola Vivaio un punto (scarso) al Comune

Il Tribunale per ora non può giudicare la nuova sede. Le famiglie si affidano mercoledì al Consiglio di Stato

Nel match sulla Scuola Vivaio un punto (scarso) al Comune

Un punto (scarso) al Comune. Nella battaglia tra la giunta Sala e le famiglie che si oppongono al trasloco della Scuola Vivaio dalla sede storica all'interno dell'Istituto dei ciechi all'immobile di via D'Annunzio 15-17, dopo due vittorie al Tar dei genitori è arrivata mercoledì una sentenza del Tribunale di Milano che boccia il ricorso di 12 famiglie con il sostegno dell'associazione Luca Coscioni. Contestavano la «condotta discriminatoria» nei confronti degli alunni disabili. La struttura secondo i ricorrenti «è inaccessibile, priva di quegli spazi funzionali alla didattica speciale dell'Istituto dei ciechi, toglierà proprio a loro l'accesso ai percorsi formativi, inclusivi e sicuri, a loro necessari». Il giudice Claudio Ricciardi ha rigettato il ricorso perchè (per ora) non è possibile dimostrarlo. Una comparazione si potrà fare solo a fine lavori. Dipenderà «dalla nuova configurazione che assumerà l'edificio all'esito dell'istruttoria che il Comune è stato chiamato a svolgere d'intesa con l'istituzione scolastica». Ove «la nuova struttura dovesse rivelarsi inidonea a conservare i parametri educativi a suo tempo garantiti dalla scuola di via Vivaio potrebbe esservi spazio per l'accertamento di una eventuale condotta lesiva e, di conseguenza, per l'ordine di rimozione delle barriere architettoniche del nuovo edificio». Nella sentenza si richiamano le «condivisibili argomentazioni formulate nelle sentenze del Tar», che ha imposto al Comune una nuova istruttoria. Il Comune ha fatto appello al Consiglio di Stato per opporsi e l'udienza è fissata il 12 aprile, mercoledì prossimo. La giunta ha richiesto una «perizia terza» al Politecnico di Milano (che riceverà 15mila euro per l'incarico). I genitori esprimono «delusione per l'esito del giudizio» ma sottolineano che «il Tribunale non dice che non c'è discriminazione, ma che finché l'immobile non sarà completato non può essere accertata. Sullo sfondo, resta però un equivoco fra il superamento di barriere architettoniche ed inidoneità ad erogare una didattica inclusiva, quasi che qualsiasi disabilità possa essere superata da uno scivolo. E se è vero che lo spirito della norma è quello di far cessare una discriminazione, a maggior ragione la norma dovrebbe trovare applicazione per prevenirla». Il Tribunale «comunque accoglie in pieno le sentenze del Tar, che ci auguriamo saranno confermate dal Consiglio di Stato». E precisano già che quella del Politecnico «non può essere fatta passare come prodotta da un perito terzo quando ad ogni evidenza si tratta di un perito di parte, pagato dal Comune».

L'obiettivo della giunta è trasferire gli studenti all'avvio del nuovo anno scolastico a settembre, quindi i lavori sono proseguiti, quelli di edilizia sono in massima parte finiti e stanno arrivando le forniture degli impianti, potranno essere conclusi dopo la sentenza del Consiglio di Stato (se sarà positiva). E la consigliera di Fratelli d'Italia Chiara Valcepina, che sulla questione dei lavori e delle spese sostenute ha depositato un'interrogazione urgente l'8 febbraio a cui «dopo due mesi non è stata ancora data una risposta nero si bianco» denuncia la «poca trasparenza» da parte della giunta. Chiedeva «se e in che data siano state sospese, bloccate, interrotte le opere di adeguamento in via D'Annunzio» dopo le sentenze del Tar. Il Comune «da un lato, nell'appello, lamenta la sospensione dei lavori di ristrutturazione, dall'altro continua a lavorare nel cantiere, la vicesindaco Anna Scavuzzo lo aveva dichiarato in modo fumoso in Consiglio. Ma si rifiuta di rispondere per iscritto alla mia interrogazione, dove facevo domande specifiche sul punto, comprese le spese.

Usa i dati a proprio uso e consumo».

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