Nel mercato dell'arte l'Italia è sempre ultima

Fiscalità eccessiva, complessità normativa e disinteresse politico convergono a creare un paradosso: il nostro Paese, così ricco di patrimonio artistico, non è all'altezza del resto del mondo

Iva e diritto di seguito: altre zavorre per il mercato dell'arte italiano? Questo è il tema discusso allo Iulm di Milano nell'ambito delle attività congiunte Cestart/Area Research Mps; nel dibattito denso e ricca di spunti è evidenziata, ancora una volta, l'impari lotta che il mercato dell'arte italiano ingaggia da sempre con quelli esteri.
Ad oggi sembrano perdenti anche quelli europei più avanzati - come l' anglosassone - nei confronti degli altri più al passo con i tempi - Stati Uniti, Svizzera, Emirati Arabi, Hong Kong - che vedono approdare sui loro lidi mercanti, collezionisti e case d'asta attratti da regolamentazioni più leggere e da fiscalità in linea alle esigenze degli scambi.
Svizzera batte Italia 7,6% conto 24%: questo dato impressionante si riferisce alla differenza percentuale dei balzelli che colpiscono un'intermediazione su un bene artistico effettuata nella Confederazione o nella nostra Penisola; questo si traduce in importazioni di beni d'arte (che significano vitalità del mercato e arricchimento del patrimonio artistico) di circa 1,3 miliardi di dollari (in Svizzera)------- contro circa 100 milioni di dollari (in Italia). Ne conseguono, per noi, mancato gettito e distruzione di occupazione: l'analisi su 10 Paesi è stata effettuata da Filippo Cavazzoni dell'Istituto Bruno Leoni e vede il Bel Paese, naturalmente, in posizione di coda dietro a Stati Uniti (5 mld), Regno Unito (3 mld), Svizzera (1,3 mld), Francia (550 mln), Germania(420 mln), Giappone (280 mln), Paesi Bassi (210 mln), Emirati Arabi (120 mln) e davanti alla Danimarca (42 mln) - ma nel valore di importazione pro capite, Danimarca batte Italia 0,013 vs 0,004.
C'è una necessità quindi di rimodulare il tutto facendo sì che accorgimenti che oggi appesantiscono il mercato possano invece divenire elementi di affidabilità e trasparenza e disponibilità: in tal senso è stata data da Luigi Cecere, direttore della sezione Opere letterarie e figurative della Siae, anche in base alla lucidissima esposizione sulla normativa del diritto di seguito fatta da Rossella Zollino dello Studio legale Cbm & partners.
Il tutto poi, e tale è il paradosso, va inquadrato nella forte attenzione che la clientela del private banking ha per l'investimento in arte dato che il 47% delle famiglie che vi accedono possiede beni di tale natura - come ha sottolineato Vincenzo Pennacchio, responsabile advisor non finanziario di Mps family office.
E che sul mercato dell'arte stia tornando la fiducia è stata la risultanza dell'Art market report realizzato congiuntamente dal Cestart e dall'Area Research del Mps che per voce degli estensori Stefano Stanzani e Pietro Ripa ha avuto un parere di moderato ottimismo.
Claudio Metzger,del Centro Aion di Ascona, ha confermato la vitalità del mercato dell'arte in Svizzera proprio in virtù di una legislazione attenta a coglierne gli aspetti virtuosi mentre come contraltare il presidente Fima Carlo Teardo ha lamentato un totale disinteresse delle istituzioni nei confronti della categoria degli antiquari e dei mercanti d'arte; testualmente ha dichiarato: «Mi è impossibile essere ricevuto dal ministro dei Beni culturali».


Marilena Pirrelli, moderatrice dei lavori, ha poi annunciato che il prossimo incontro Cestart/Mps - che si terrà nel febbraio 2011 - affronterà il tema dell'Iva sui beni artistici per gli investitori privati e istituzionali.

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