«Sono ansioso, ma quando inizia?». Il messaggio di Marco si incide a destra del monitor, a fianco della scritta, un po frustrante: SIAMO IN ATTESA DI TRASMETTERE LA DIRETTA. Non siamo nel vestibolo della Casa del Grande Fratello. Non siamo neanche in fibrillazione per il calcio dinizio. E lo schermo non è quello della tv ma del pc. Le immagini e i suoni arriveranno via internet, banda larga, portale di Rosso Alice, un evento Telecom per trasbordare un piatto forte di cultura sui desktop degli italiani. Come annunciato, Vittorio Sermonti ripropone le sue letture dantesche, questa volta dalla chiesa di Santo Stefano, a Bologna. Di per sé, questa non sarebbe una notizia, visto che il distinto signore romano si è prefisso, da anni, la missione di spezzare agli appassionati di poesia il pane delle terzine incatenate dellAlighieri, prima raccontando, poi leggendo con la sua voce di limpido aedo, canto dopo canto, lintera Commedia in liturgie di popolo che si ispirano a pratiche medievali.
Ma è di rilievo il fatto che il rito di poesia vada in diretta (non televisiva, sarebbe chiedere troppo) su un portale, coinvolgendo la gente della rete. Il mezzo televisivo - poco importa che qui il canale sia internet, il processo mediatico è sempre quello, scarno, della telecamera che inquadra a lungo il lettore, un viso stagliato dal bagliore del leggio sullo sfondo di unabside dombra - è inadatto alla resa delle intensità interiori. Ma qui sinserisce la novità. Alice mette a disposizione uno spazio aperto ai commenti caldi degli utenti. Che non si fanno pregare. A fine diretta, quando Telecom chiude laccesso, le opinioni (circa 200, circa tre al minuto) coprono quattro pagine. Lo stile è tipico dei messaggini: flash di pensieri, che lasciano indovinare un pubblico giovane. La scuola, con le sue rigidità, è sullo sfondo. «La Commedia letta da Sermonti è tutta unaltra cosa» commenta Martina, forse memore di qualche gravezza da liceo. Molti apprezzano il connubio tra tecnologia e cultura: internet non è solo giocheria e gran bazar. «Un raggio di luce...». «Unidea geniale, visto il buio...»: qualcuno celebra liniziativa con immagini antifrastiche alle tenebre della selva selvaggia e aspra e forte («fitta, impenetrabile di tronchi» spiega Sermonti) che incombe sul primo quadro del poema. Poche le stecche fuori dal coro. Si va dal secco «Che barba», al rimprovero di accademicità, discutibile, mentre il buon lettore sembra deporre, per metodo, i panneggi curiali, e sta porgendo il discorso alla platea (della navata e della rete) con un morbido e sciolto «tu».
Scontato il raffronto con il Dante di Benigni, tutto di cuore, e quello di Sermonti, orchestrato dalla ragione. E non manca chi vorrebbe entrambi gli interpreti sullo stesso palco: un mix di emozione e di lucidità che farebbe testo. La lectura Dantis smaschera, per confronto, il basso profilo dei palinsesti quotidiani, ma un ascoltatore mette il dito in una piaga più pensosa: «Dante sì che era un tipo impegnato, gli intellettuali di oggi invece non tanto...». Vox populi... Il senso dellevento è nellaria. Peccato - un rimpianto diffuso - che rischi di restare isolato. Fa soffrire anche limpossibilità tecnica di registrare immagini e suoni.
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