Nel mirino della polizia abiti femminili e canzoni

Saranno repressi duramente tutti i comportamenti giudicati «portatori di corruzione morale»

Nel mirino della polizia     abiti femminili e canzoni

da Teheran

La polizia di Teheran ha annunciato misure più severe nel controllo dell’abbigliamento islamico delle donne e, in generale, nella repressione di tutti i comportamenti che saranno giudicati «portatori di corruzione» morale. L’avvertimento giunge circa due settimane dopo l’elezione a presidente della Repubblica dell’ultraconservatore Mahmoud Ahmadinejad, di cui molti, tra le classi medio-alte urbanizzate, temono una possibile politica di repressione delle aperture inaugurate negli otto anni di presidenza del riformista Mohammad Khatami.
Il generale Chamani, vice comandante della polizia della capitale, responsabile per gli «affari sociali» (compreso appunto l’abbigliamento femminile) ha annunciato la nuova linea dalle colonne del quotidiano Etemad. L’alto ufficiale ha sottolineato che è stato preparato un «piano per affrontare coloro che sono simboli della corruzione, nei luoghi pubblici di Teheran e sulle strade vicine» alla capitale, a cominciare da quella per Chalus, sul Mar Caspio, che nei mesi estivi è percorsa da molti vacanzieri.
Gli agenti, ha sottolineato Chamani, prenderanno di mira soprattutto «le automobili e i minibus (molti dei quali noleggiati da gruppi di amici in gita) con a bordo donne che non rispettino adeguatamente l’hejab», cioè le regole islamiche dell’abbigliamento, che impongono a ragazze e signore di coprire tutto il corpo, dai capelli ai piedi, con indumenti larghi così da non far trasparire le forme. Ma sarà «identificato e punito» anche chi sarà riconosciuto colpevole di «vizi sociali», quale «l’inquinamento acustico». Cioè la diffusione dalle autoradio di musiche e canzoni ritenute non consone all’Islam. Provvedimenti saranno inoltre presi contro «luoghi pubblici e associazioni che non prestino attenzione alle norme islamiche».
Nell’avvertimento tutte queste categorie sono accomunate a quelle che vengono definite «donne di strada», cioè le prostitute, contro le quali sono anche preannunciate azioni di repressione.
Una politica restrittiva che arrivasse anche al controllo delle ronde islamiche nelle strade, come nei primi anni dopo la rivoluzione, era temuta da molti durante la campagna elettorale in caso di vittoria di Ahmadinejad.

E anche se nella sua prima conferenza stampa il presidente eletto aveva ammorbidito i toni, promettendo un governo di «moderazione» e dicendosi contrario all’estremismo, le preoccupazioni rimangono. Preoccupazioni che ammonimenti come quello del generale Chamani sembrano destinati a rafforzare.

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