«Ve l'avita mangià!», Ve lo dovete mangiare! Adesso che è finita anche sulle presine e sui grembiuli da cucina, in vendita nei negozi del borgo, l'apice della popolarità può dirsi davvero raggiunto. Quella che è una delle frasi più divertenti di quel «Benvenuti al Sud», il film con Bisio e Siani, che ha regalato una cornice di celebrità a Castellabate, rimanda con un sorriso alle (prime) colazioni squisitamente meridionali fatte di mozzarellone, salsiccia, uova, torte salate e no. Insomma tutto ciò che la signora Volpe (mamma giusto un tantino appiccicosa, di Siani, nel film) apparecchia davanti all'esterrefatto direttore dell'ufficio postale sceso dal Nord (Bisio) e che, con modi spicci, vorrebbe che lui ingurgitasse.
Tutto, qui in paese, racconta quel film. Ma tutto, qui, è già stato scritto, molto prima di quel film, dalla mano di chi ha disegnato questo luogo d'incanto. Comune sparso e sparigliato in cinque frazioni, poco più di novemila residenti, costiera cilentana, provincia di Salerno. Il borgo medioevale di Castellabate sta appeso a circa 300 metri sul livello del mare, appiccicato a uno spicchio del monte Stella a ridosso della costiera tra punta Licosa e punta Pagliarolo. Castellabate è stato il set di «Benvenuti al Sud», certo, ma era e, soprattutto è oggi anche di più, ovvero il paese dalle «5 Vele» ricevute quest'anno da Legambiente, il paese nella top list dei «Borghi più belli d'Italia» e dei «Gioielli d'Italia». Vedere, ammirare e passeggiare, per credere. Su e giù per ogni sentiero e sentierino che conduce alla spiaggia di Santa Maria o al Castello dell'Abate. Perché ogni angolo che si svolta, regala, come qualcuno qui dice, sorpresosità che, nell'angolo, senza parole, ti ci mettono. E chi si trova ad amministrare questo luogo dalle magiche alchimie è lui, Costabile Spinelli, 52 anni e tante idee realizzate e da realizzare che somigliano agli imperdibili fuochi d'artificio che qui accendono gli woow di stupore nella notte di Ferragosto. «Il film ha contribuito a far conoscere Castellabate, ha saputo valorizzarne le bellezze naturali, storiche e architettoniche che erano sconosciute a molti. Ma il paese è sempre stato lo stesso. Ha stimolato progetti, investimenti, idee nel turismo, nell'accoglienza, nella cultura enogastronomica e dell'intrattenimento artistico. Stanno aumentando le attività alberghiere, di ristorazione, i bed and breakfast e le strutture balneari propongono servizi a giovani e famiglie sempre più efficienti. Stanno aprendo nuove attività commerciali, turistiche, artigianali, con il primo obbiettivo di far rimanere i nostri giovani qui. E poi dal 1972 il mare e la costa sono sotto tutela biologica marina per preservare il patrimonio naturale e ambientale».
Mi permetta, una facile ironia, sindaco: il patrono è San Costabile Gentilcore, nel film ci sono due caratteristi simpaticissimi che si chiamano Costabile piccolo e Costabile grande e noi stiamo parlando con il sindaco che pure si chiama Costabile. Scarsa fantasia o devozione? «Direi devozione anche perché il nostro patrono è l'unico santo nato in terra cilentana e così, in ogni famiglia, qui c'è almeno un Costabile. È un po' il nostro sigillo Doc».
Set e location vi incuriosiscono? Mettiamoci, dunque a passeggiare sulle tracce del film per scoprire, in una sorta di gioco al vero e falso, i luoghi originali o abilmente truccati per le scene. Il cuore del film e del borgo è piazza X Ottobre 1123 dove scoprirete che non c'è mai stato l'ufficio postale dove Bisio e Siani lavorano ma il bar «la Piazzetta», peraltro ricco di tableau e foto del set per aiutare il visitatore a capire come è stata fatta l'operazione maquillage. Peraltro molti altri negozi e ristoranti del borgo espongono fotografie e diversi riferimenti al film del regista Luca Miniero, mentre piazza Perrotti, dove tra l'11 ed il 12 Novembre del 1811 soggiornò il generale francese, nonché re di Napoli, Gioacchino Murat, è il luogo dove l'atterrito Bisio, leggendo distrattamente «Qui si muore» anziché «Qui non si muore» sulla storica targa, ha un moto di spavento nella notte buia e tempestosa in cui giunge a Castellabate. Della serie nomen omen è facilmente intuibile che su tutto il borgo domini il Castello dell'Abate, una fortezza costruita nel 1123 per conto di Costabile Gentilcore IV Abate della Badia di Cava che permise alla popolazione, con questa costruzione fortificata di difendersi dai pirati saraceni.
Voglia di un bagno che sia proprio bagno? La frazione di Santa Maria è uno dei must per il mare e per le ampie spiagge che regala. Di fatto questa zona si sviluppò sin dai tempi dei monaci attorno al famoso porto delle Gatte (prossimo oggetto di un ampio e attento restyling da parte dell'amministrazione comunale) dove un tempo avvenivano i maggiori traffici commerciali della zona. Qui di perle da vedere ce ne sono parecchie: dal santuario di Santa Maria a Mare, a Villa Matarazzo (riaperta recentemente con grande spolvero e un ricco calendario di appuntamenti culturali e artistici), Palazzo Belmonte e la Torre della Pagliarola o meglio conosciuta come Torre Perrotti che sono proprio sulla spiaggia di Marina Piccola oltre, naturalmente, al medesimo Porto delle Gatte con le famose arcate. «Castellabate è cresciuta di spessore - sottolinea il sindaco Spinelli -. I miei concittadini, consapevoli di questa crescita che porta la popolazione estiva a lievitare fino a cinquantamila residenti, hanno affrontato anche sacrifici importanti, consci però di conquistare nuove tappe nel panorama turistico italiano e internazionale».
«Il paese è sicuramente migliorato dal punto di vista dei servizi, delle infrastrutture. Nel corso degli anni, ad esempio, abbiamo riqualificato tutto il fronte del mare, il lungomare di Santa Maria e il centro cittadino soffermandoci su interventi infrastrutturali e stiamo varando un progetto atto ad ospitare l'arrivo, sempre più numeroso, di pullman di turisti. Un piano che merita una ponderata soluzione data l'orografia dei nostri 37 chilometri quadrati di territorio».
Per chiudere, citando un'altra celebre frase del film, è vero sindaco che «Al sud si piange due volte; quando si arriva e quando si parte?» «No, direi che quando si decide di venire a Castellabate si sorride già all'idea di venirci. E, casomai, qualche lacrimuccia la si versa partendo».
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