da Roma
Il deputato Tal dei Tali è ormai semisdraiato sui banchi parlamentari, oppresso da quel vago senso dinutilità che Antonio Di Pietro definisce di «torpore». Anche quando esce per due passi nel Transatlantico lui, il deputato già maestro di barricate fin dal Sessantotto, saccascia sul divanetto e parla in posa orizzontale, come Giuseppina sulla dormeuse napoleonica.
Sintomi manifesti dindigestione o sazietà, se non sapessimo che sono solo le undici di mattina e labbuffata al ristorante è lontana. Un malessere di stagione, se non fosse che ormai la sindrome perseguita lintero gruppo di parlamentari del Pd. Piuttosto allora la «melassa che trangugiano ogni dì», come se la spiega lex deputato socialista Giacomo Mancini. E la diagnosi prevalente è che si sia dun botto passati dal governo-ombra a unombra dopposizione. Appena appena, quel tantino nel bicchiere che non dà alla testa.
Ma un antidoto esiste, per svegliare il can che dorme. Basta evocare la tv berlusconiana e il deputato drizza il pelo, sorganizza linutile oratoria parlamentare, il filibustering dorigine anglosassone che qui da noi diventa arte un po filibustiera. È capitato ieri, lostruzionismo per bloccare lemendamento definito «salva-Rete 4», e sembra ormai lunica forma conosciuta dopposizione del Pd. «È che quando si parla di tv e antiberlusconismo camminano a ritroso e, anziché ragionare sui problemi del Paese, ci regalano altri ventanni di vittorie e di governo», se la ride Italo Bocchino, vicecapogruppo pdl alla Camera. «Ma davvero qualcuno pensa ancora che Berlusconi abbia vinto le elezioni grazie alla tivù?», si meraviglia lex radicale Daniele Capezzone, ora portavoce di Forza Italia. Eppure torna erinni dallartiglio laccato la Giovanna Melandri, per annunciare «opposizione dura». E il sempre più mite Ermete, Realacci, scuotersi dalle posizioni orizzontali: «Lantiberlusconismo non è il nostro cemento, però si scambia lassenza di bava alla bocca con laccondiscendenza verso il governo...». «Hanno lopposizione che si meritano», si desta persino Walter, il Veltrusconi.
Non una parola di sinistra verso i rom, non una contro le norme anti-clandestini: temi che pure un tempo erano il naturale corredo dogni cultura di sinistra. La batosta elettorale apre la strada a un conformismo politico che rinuncia in quattro e quattrotto ai principi, per concentrarsi sugli interessi autoreferenziali. La terribile Rosy Bindi oggi parla solo di conflitto dinteresse, e Di Pietro occupa le sue praterie giudiziarie prendendosi pure il gusto di mettere alla berlina un «dialogo che fa solo confusione». Come ammette Leoluca Orlando, «cè forse un eccesso di subalternità culturale del Pd verso il Pdl, perché si è puntato più sul metodo, il dialogo, che sui contenuti». Ma lui si frega le mani lo stesso, perché lo spazio oppositivo ora è tutto per lIdv. Che applicherebbe, a suo dire, il detto: «megghiu russicare una volta ca inghiallire cento» (meglio arrabbiarsi una volta che ingiallire dimpotenza, la libera traduzione).
Si preoccupa ancora una volta per le sorti della democrazia italiana la radicale Rita Bernardini che, come Marco Pannella laltro giorno allEuroparlamento, è allibita per l«afonia della sinistra sui rom e i diritti civili». Hanno la coscienza sporca, spiega, «perché non hanno neppure mai chiesto i fondi europei per lintegrazione». Con questi chiari di luna, aggiunge, cè il rischio che «Pd e Pdl si spartiscano tutto», e lopposizione venga monopolizzata dal dipietrismo.
Siamo al «sogno di democrazia bipolare» evocato da Berlusconi in Senato? O al «balletto dellipocrisia» denunciato da Di Pietro, con il Pd sempre più «clone» del Pdl per puro calcolo? Di sicuro cè unopposizione ombra di se stessa. Non una parola per gli impopolari rom, lotta a oltranza contro il popolare Emilio Fede. Sgombrarlo subito da Rete4, mandarlo nomade sul satellite.
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