Cè chi dice no. E sono tanti. A partire da Walter Veltroni. Proseguendo con Rosi Bindi, Enrico Gasbarra (da molti dato malgrado ciò in pole position) e con il nì di Esterino Montino, attuale reggente. Lunico che aveva detto forse, David Sassoli, si è di fatto «bruciato» con il flop della sua lista alle primarie. La corsa alla candidatura per la presidenza della Regione, apertasi ufficialmente ieri con le dimissioni di Marrazzo, nel centrosinistra sembra la corsa del gambero. Tanti nomi, altrettanti dinieghi. E così la pista più «calda» resta quella delle primarie. Con un piccolo spiraglio per Ignazio Marino, il senatore-chirurgo sconfitto alle primarie per la presidenza del Pd.
Riepiloghiamo. Cè il no di Veltroni («non è mia intenzione candidarmi a nulla, nella fattispecie alla Regione Lazio», ha fatto sapere lex leader Pd). Cè il no di Enrico Gasbarra e quello del suo successore Nicola Zingaretti, che ha detto di voler restare alla Provincia. Marino sposa lidea delle primarie, che nel Pd trova anche altri proseliti. «Per me è il metodo migliore», ha detto, auspicando un confronto tra «candidati che si sentono allaltezza del compito». Out Sassoli, frena Montino: «È presto - risponde ai cronisti -. È una fase molto calda, sono concentrato a gestirla con i miei colleghi». Resta nella rosa il nome di qualche esponente femminile, come Giovanna Melandri o Silvia Costa, se non altro per rispondere alla probabile candidatura in rosa del Pdl.
E intanto ieri sono arrivati (con molta calma) i risultati delle primarie per il segretario regionale. Alessandro Mazzoli della mozione Bersani ha ottenutto 135.
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