Nel Regno della luce, dove il Male è di casa

Minacce da fronti opposti per l’ex dei Beatles che questa sera canta a Tel Aviv Gli islamici: pronti a un attacco suicida

Lasciamo la sociologia a chi di dovere. La criminologia, poi, per carità, non nominiamola neppure. Motivazioni e dinamiche della strage di Kauhajoki sono e resteranno, per ogni persona mediamente equilibrata, misteri insondabili, a qualsiasi latitudine. Ma forse è opportuno, per noi terroni d’Europa, interrogarsi su che strani animali siano ’sti finlandesi. Non basta vederli arrostire imperterriti sulle nostre spiagge, o ammirarne la compostezza quando fanno il tifo per le loro squadre, all’Olimpico di Roma o a San Siro, o seguirne con occhio rapito (se sono modelle) i passi mentre sfilano, incuranti di tutto e di tutti, nel «Quadrilatero della moda» o a via Condotti. Quelli non sono finlandesi: sono finlandesi in trasferta. Ma, a casa loro?
Chi non possa o non voglia prendersi la briga di andare a verificare di persona, può, per esempio, leggersi un paio di libri. Non parliamo della brochure che il protagonista di Tutto sulla Finlandia, del «cugino» norvegese Erlend Loe, medita di scrivere e non scriverà mai. Parliamo invece dei bei romanzi noir firmati da un tedesco, Jan Costin Wagner, il quale è ormai mezzo finlandese, avendo sposato una ragazza di lassù. Luna di ghiaccio e Il silenzio (entrambi pubblicati da Einaudi) sono dominati da quella che potremmo chiamare, con una specie di ossimoro, «cappa di luce».
Che cos’è? È l’inquietante, appiattente, biancore fatto di sole e neve che non si spegne nemmeno la notte. È l’occhio perennemente aperto della natura sugli uomini. È l’impossibilità di nascondersi a se stessi, se non agli altri. C’è un bel film norvegese del 1997 completamente pervaso da questa inquietante presenza: Insomnia, di Erik Skjoldbjaerg (da non confondersi con la pellicola omonima interpretata da Al Pacino, ambientata in un altro regno del profondo Nord, l’Alaska).
«Non viv’egli ancora?/ non fiere gli occhi suoi lo dolce lome?», fa dire Dante a Cavalcante de’ Cavalcanti, padre di Guido, che teme la morte del figlio. Il sole che dona la vita è infatti anche quello che «fiere», che ferisce. E che può arrivare a uccidere. Sotto la cappa di luce, questo panopticon benthamiano che isola e sorveglia, non è facile vivere. Così, la gente fatica a uscire da sé, si ripiega nell’introspezione, si macera, si tormenta. I ragazzi vanno a Tallinn, la capitale dell’Estonia, per riempirsi di alcol. Il tasso di suicidi, soprattutto fra i giovani, è elevatissimo. E poi, quando la misura è colma, molti esplodono. Così accade nei romanzi di Wagner. Così, forse, è accaduto per Matti Juhani Saari e, meno di un anno fa, per un altro giovanissimo finlandese, Pekka-Eric Euvinen, autore della strage di Tuusula. I quali, con ogni probabilità, visti i loro 22 e 18 anni, non conoscevano i silenzi dei film di Aki Kaurismaki, non conoscevano le tristi melodie di Jean Sibelius. E non conoscevano i libri di Arto Paasilinna, uno che nella cappa di luce trova ogni tanto una fessura per uscire «a riveder le stelle».


Nel regno della luce che il buio non riesce a spegnere, loro non hanno saputo costruirsi un tramonto da contemplare per crescere fino a diventare uomini. Così hanno preso la mira su YouTube e hanno sparato direttamente al sole.

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