Uno degli angoli più tranquilli e fascinosi di Milano, soprattutto la sera, è racchiusa tra Cordusio, via Torino e corso Magenta. E lì tanti amano passeggiare per via Santa Marta, una delle Cinque Vie, stretta e allinizio addirittura priva di marciapiedi. Sia come sia, al numero 6, entrando contromano sulla destra, ecco uninsegna, quella del Ristorante Santamarta, che in questo mese di ottobre taglia due traguardi importanti: i primi trentanni di vita e i primi dieci con la gestione di Fabrizio Luvieri.
Simpatico notare come questo locale, a fortissima impostazione di mare, si specchi in uno di fronte, la Trattoria Milanese, che è invece un santuario della tradizione meneghina, due sentieri completamente diversi anche se Luvieri ci tiene a far notare come nella sua carta non manchino alcuni classici della città del Duomo e dei Navigli, perché capita che qualcuno, allergie a parte, abbia voglia una sera di una cotoletta.
Ma la vocazione del Ristorante Santamarta non è certo milanese. Ha detto il patron: «Il nostro contesto è internazionale. I nostri clienti parlano un po tutte le lingue del mondo. Perché il pesce? A parte che ci credo, è anche una questione di marketing. Arrivavo da altre esperienze ristorative e avevo notato che in questa parte del centro cittadino mancava e manca un locale specializzato in cucina di mare. Ho così colmato la lacuna, e ho avuto ragione perché il pubblico apprezza».
Luvieri ci tiene particolarmente a far sapere che il suo pesce non strizza locchiolino alle mode giapponesi: «Tanti ordinano le nostre crudità perché sono lo specchio del Mediterraneo e non concedono nulla a sushi e sashimi». Non cè nemmeno una particolare esasperazione creativa piuttosto che geometrico-minimalista. Il pesce arriva in tavola cambiato il meno possibile: «I nostri piatti più richiesti, crudità a parte, sono la catalana di crostacei e verdure, il tonno in tutti i modi e le linguine ai frutti di mare. Non solo: è un vanto per noi il fritto misto e alla fine tutti peccano di gola con la teglia di biscottini con crema inglese. Nessuno resiste».
In cucina le idee del titolare prendono corpo grazie a Orlando, cuoco brasiliano, da tempo a Milano e da tre anni lì al Santamarta: «I nostri clienti si lasciano consigliare. Abbiamo una vetrina ricolma del pescato più fresco e di volta in volta avvisiamo cosa è il meglio in quel determinato momento, una volta cè il sarago, unaltra il pagello e il tonno sempre. Sì, bei clienti e spesso stranieri.
Nel «santuario della milanesità» trionfa il mare
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