Politica

Nel tunnel morirono bruciate 39 persone

Era il 24 marzo ’99: un difetto del motore del tir causò le fiamme

Era il 24 marzo 1999. Quel mattino trentanove persone restarono intrappolate vicino al chilometro 6 dove il tir belga entrò dalla parte francese con un filo di fumo che proveniva dal cassone. Nessuno se ne accorse, e l’automezzo entrò dritto nel traforo. Il rogo a bordo del tir divampò proprio nel cuore del tunnel, il camionista belga fuggì a piedi, riuscendo a salvarsi. Il fuoco si propagò rapidamente a tutti i mezzi circostanti e 39 persone morirono per asfissia, uccise dalla schiuma di poliuretano trasformatosi in implacabile cianuro dal caldo spaventoso. Caldo che sciolse tutto: uomini, auto, tir, motociclette, facendo raggiungere livelli elevatissimi alla temperatura, che scese solo dopo giorni e giorni.
Una scena spaventosa si aprì davanti agli occhi dei soccorritori: le auto vennero ritrovate tutte in fila, ordinate, senza traccia di tamponamento, a significare che le vittime furono impotenti. Fin dal giorno dopo si scatenarono le polemiche: quel traforo era vecchio e inadeguato all'attuale volume di traffico. Il tunnel è rimasto chiuso due anni e tre mesi. Dalla indagini è poi emerso che fu un difetto di fabbricazione del motore del tir a causare l’incendio.

Tra le vittime di quella tragedia c'è una figura indelebile: quella di Pierlucio Tinazzi, che salvò diverse persone con la sua moto, ma senza riuscire a mettere in salvo anche se stesso.

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