Nel voto all’estero elettori fantasma e verbali sbagliati

Le anomalie nella circoscrizione Asia-Africa-Oceania superano il 64% delle sezioni. Il magistrato denuncia numeri sballati e plichi finiti in mano a «persone difficilmente controllabili»

Fabrizio de Feo

da Roma

«I verbali del voto degli italiani all’estero? Io li ho visti e dentro ci sono cose che fanno drizzare i capelli». Lucio Malan è uno dei più attivi «controllori» della Giunta delle elezioni al Senato. Un mastino che ha tentato di raccapezzarsi nel caos dei plichi provenienti da tutti gli angoli del mondo e dei verbali compilati spesso in maniera approssimativa. Le sue spedizioni nel caveau di Sant’Ivo alla Sapienza, uno dei 15 palazzi che appartengono alla Camera Alta, e dove sono conservate le schede «estere» del Senato (quelle della Camera stanno, invece, a Castelnuovo di Porto), nonostante la buona volontà si sono, però, rivelate un buco nell’acqua.
«In alcuni casi il verbale manca e c’è solo la tabella di scrutinio. Oppure c’è il verbale ma non sono riportati i voti delle liste. E poi tutto il sistema di voto si è rivelato sballato. Basta pensare che non sapremo mai quanti morti hanno votato. Infatti se una famiglia si fosse dimenticata di segnalare la morte di un congiunto al consolato, la scheda sarebbe arrivata anche lo stesso e un familiare avrebbe potuto spedirla». La sintesi è che «abbiamo senatori eletti all’estero legalmente ma la cui legittimità è dubbia».
I dati finora in possesso della Giunta sono impressionanti. Se nelle 60.977 sezioni italiane le cosiddette «squadrature», ovvero le anomalie e le incongruenze tra votanti e voti espressi sono ammontate a circa il 3%, nelle 896 sezioni estere salgono fino al 34,26% complessivo, con il dato impressionante della circoscrizione Africa-Asia-Oceania dove le squadrature raggiungono quota 64,6%. Come dire che in 73 sezioni su 113 non quadrano i conti.
C’è poi la lista delle anomalie segnalate dal presidente dell’Ufficio centrale elettorale, Claudio Fancelli, durante le due audizioni alla Camera e al Senato. La prima è quella del «numero dei votanti risultato maggiore rispetto a quello degli elettori». Ci sono poi le incongruenze tra i voti di lista e quelli di preferenza. «A dispetto di 50 voti di lista risultavano anche 300 voti di preferenza. Un risultato impossibile», dichiarava Fancelli. E così nei seggi dove i voti di lista non corrispondevano a quelli di preferenza si è provveduto a «parificare» i risultati. Ma la parificazione dei verbali non è stata sempre effettuata. Ma perché allora non si è proceduto a un nuovo spoglio? «Perché la legge prevede che l’Ufficio centrale per la circoscrizione Estero possa effettuare un nuovo controllo solo quando c’è una omissione di scrutinio. Mentre lì i dati c’erano, anche se erano incoerenti».
Problemi evidenti si sono verificati anche per la segretezza del voto. «In una famiglia dove arrivano quattro buste contenenti i certificati non esiste una cabina elettorale dove esprimere il voto. Quindi i membri della famiglia si mettono attorno a un tavolo e decidono insieme per chi votare». In molti casi, poi, le buste sono arrivate semi-aperte, o con all’interno «passaporti, denaro, lettere, assegni» o addirittura manifesti elettorali. Fancelli denuncia anche il caos al momento dello spoglio con gli addetti allo scrutinio che hanno «buttato i numeri sui verbali così come sono venuti». Inoltre i plichi e i certificati si sono venuti a trovare in mano a «persone difficilmente controllabili». E alcuni segretari hanno ammesso che i presidenti di seggio disponevano a proprio piacimento dei verbali, trascrivendo cifre che non corrispondevano ai risultati effettivi.

L’ultimo punto è quello che equivale a una sorta di resa senza condizioni da parte degli scrutatori. Fancelli registra, infatti, che sono pervenuti verbali «completamente bianchi», che di conseguenza non potevano essere nemmeno sottoposti a una verifica «parificativa».

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