Nella capitale il carovita «spegne» cinema e teatro

Secondo l’ultima indagine sui consumi culturali, frenano i grandi eventi, l’acquisto di cd, film e spettacoli

Cultura e svago? Roba da ricchi. Almeno, nel Lazio. Sono sempre più numerose, infatti, le persone che ritengono l’intrattenimento culturale un «lusso». Se per molti è difficile arrivare alla cosiddetta quarta settimana per le spese di prima necessità, diventa addirittura impossibile concedersi un poco di svago, primo settore a essere penalizzato dal caro-vita. I dati parlano chiaro. Secondo il rapporto «100 statistiche per il Paese, indicatori per conoscere e valutare», recentemente presentato dall’Istat, nel Lazio si registra una forte contrazione dei consumi culturali, con un calo del 3,4 per cento rispetto all’anno precedente, che porta la spesa «ricreativa» delle famiglie al 6,1 per cento del totale dei consumi, al di sotto della media nazionale, pari al 6,9. Senza contare il grave gap con la media europea, che, nel settore, è del 9,6 per cento. Un dato che fa riflettere, soprattutto, perché dopo un primo calo registrato con il passaggio dalla lira all’euro, i consumi nel settore, nel Lazio, erano rimasti pressoché stazionari. Insomma, chi vive nel territorio regionale è diventato ancora più povero. E, di conseguenza, si diverte - e accultura - meno. Il calo di spesa riguarda tutti i settori, dal teatro al cinema, da mostre e musei a all’acquisto di libri e cd. Secondo un’indagine effettuata dal Codacons, l’ottanta per cento dei consumatori ritiene di aver modificato, nell’ultimo anno, le proprie abitudini di acquisto. L’85 per cento specifica «in peggio». Il taglio più drastico avrebbe interessato l’acquisto di cd, diminuito del 25 per cento. Seguono giochi e videogiochi, con il 21 per cento. Al terzo posto, il capitolo spettacoli, dal cinema al teatro. «C’è stata una flessione del 10 per cento circa nell’affluenza al cinema - dice Pietro Longhi, presidente dell’Agis Lazio - e tra il 10 e il 20 per cento per il teatro. Si è trattato di perdite diverse. Il cinema ha avuto meno spettatori, il teatro, invece, con una politica di prezzi bassi e agevolazioni, ha mantenuto pressoché inalterata la quantità di pubblico, ma ha diminuito gli introiti». A essere penalizzati sono stati, soprattutto, i grandi eventi, mentre i piccoli spazi e gli appuntamenti «minori» hanno avuto una maggiore elasticità nell’andare incontro a esigenze e disponibilità della gente. «Per gli spettacoli dal vivo - prosegue Longhi - abbiamo registrato un calo anche ai botteghini Last Minute. Ciò significa che, a volte, i teatri hanno applicato ribassi maggiori di quelli già offrivamo noi. La situazione è fortemente a rischio. Se il carovita dovesse aggravarsi e non arrivassero aiuti istituzionali, si potrebbe giungere, addirittura, alla chiusura di alcune strutture e alla perdita di attori, musicisti e cantanti, pronti a trasferirsi all’estero». Dagli spettacoli alle esposizioni. Malgrado l’alto numero di musei e spazi espositivi presenti sul territorio, per l’Istat, meno di una persona su tre dichiara ne ha visitato uno nel corso dell’anno. Cala pure il consumo di libri. Meno di uno su due - la statistica comprende una fascia d’età che parte dai sei anni - ha letto un libro per svago o interesse negli ultimi 12 mesi. E siccome i libri si prestano, la percentuale di chi li ha acquistati è ancora più bassa. Fioriscono, infatti, attività e occasioni di scambio. Tra i tanti tagli, l'unico settore a registrare un aumento è l'uso di internet, che, nel Lazio registra il picco di 46,4 per cento di utenti che hanno letto on line riviste, giornali e news. D’altronde, il web, per molti, non è più un semplice svago, ma una strategia di risparmio, offrendo la possibilità di scaricare, gratis o per pochi euro, libri e cd, guardare la tv o ascoltare la radio, e incontrarsi per scambi di materiale o idee all’insegna del low cost. Una vera e propria «rete» di sicurezza per la qualità della vita.

Ma è solo l’inizio.
Il sondaggio Codacons rivela che i consumatori, se durante l'anno il caro-vita dovesse aggravarsi ulteriormente, sono pronti a ridurre di un ulteriore 10 per cento le spese per intrattenimento e cultura.

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