Nella capitale la solidarietà è soprattutto donna

Solo il 41 per cento di uomini nei primi mille iscritti all’apposito registro

Sono già oltre mille, precisamente 1.013, i cittadini «romani e solidali» che hanno accolto l’invito del Comune di Roma a iscriversi al Registro Cittadino della Solidarietà (Res), attivo dal 15 febbraio, per dare la propria disponibilità a mettere a disposizione tempo, capacità professionali o risorse a favore della città.
Lo comunica l’assessorato alle Politiche sociali spiegando che «per far fronte al numero di richieste sono state raddoppiate le linee telefoniche e attivata, da ieri, la possibilità di iscrizione online».
Il grande afflusso di telefonate (il numero da chiamare è lo 060606) ha portato alla necessità di un raddoppio delle linee telefoniche. Comunque è possibile registrasi sul sito web www.resroma.it. Tra i primi mille iscritti il 59 per cento è composto da donne, mentre l’età media è compresa nella fascia 33-40 anni. Ai due estremi vi sono però gli iscritti più giovani (oltre 75 hanno meno di 18 anni) mentre a oggi l’iscritta più «grande» è la signora Giovanna, 86 anni compiuti, non ha perso la voglia di mettersi in gioco e offre la sua grande esperienza di insegnante elementare. In alcuni casi i cittadini romani si sono iscritti direttamente dall’estero: è il caso di una coppia che vive ancora al Cairo e che tornerà in Italia il prossimo mese. «Intanto volevamo avvantaggiarci» hanno spiegato agli operatori del Res. Per quanto riguarda le occupazioni la maggioranza degli iscritti svolge una attività lavorativa (il 74%). Il 12% è composto da studenti e il restante 14% da persone in pensione.
Se si prendono in considerazione le professioni lo spaccato è davvero trasversale: dal neuropsichiatra al dirigente di Polizia, dal portiere di condominio al giornalista, dall’impiegato di banca all’infermiere. Non mancano le casalinghe, i meccanici, gli artigiani ma anche gli esperti di marketing e comunicazione, i consulenti del lavoro, i geologi, i ragionieri, gli ingegneri.


Molti gli insegnanti (ma anche un preside) che desiderano dedicare alcune ore alla formazione e all’insegnamento (ad esempio della lingua italiana per gli stranieri) e diversi anche i medici che si mettono a disposizione per dare una mano sia in caso di emergenza che per le necessità dei centri di accoglienza o delle case famiglia.
Si tratta nella grande maggioranza dei casi (ben l’87% degli iscritti) di persone che non sono inserite in reti associative e che non hanno mai svolto prima attività di volontariato. C’è sempre una prima volta.

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