Politica

Nella Cdl nuovi dubbi sulla missione: «Voteremo sì solo se verrà rafforzata»

da Roma

Il dibattito al Senato sul rifinanziamento della missione italiana si avvicina, proprio mentre gli elementi critici vanno moltiplicandosi. Il controverso epilogo del rapimento di Mastrogiacomo, con il rilascio di cinque terroristi, ma anche il precipitare della situazione militare - a cui fanno da contraltare le indecisioni e i perenni distinguo del governo italiano - fanno aumentare le resistenze dentro la Cdl. In particolare sono Forza Italia e An i partiti in cui il dubbio va insinuandosi con maggiore forza. Il ragionamento è semplice: è giusto tenere i nostri militari nel territorio afghano. Ma questo ha un senso soltanto se sono messi nelle condizioni di poter operare senza avere le mani legate.
Era stato Silvio Berlusconi a chiedere al proprio partito la stesura di un ordine del giorno da presentare al Senato. «Votiamo sì sull’Afghanistan ma le condizioni devono cambiare», aveva spiegato in una riunione di qualche settimana fa. «Non possiamo», ragionava Berlusconi, «non votare sì ma occorre rafforzare la missione». Questa mattina è stato il presidente dei senatori azzurri, Renato Schifani, a formalizzare le richieste: i nostri militari in Afghanistan dovranno essere «dotati di armi di difesa attiva, al fine di garantire adeguati strumenti che consentano di fronteggiare eventuali scontri, eliminando così quanto più possibile il rischio di vita dei nostri soldati». Un modo per dire che lo scenario è cambiato e occorre non solo un rifinanziamento ma anche un adeguamento della missione. «Certamente la nostra posizione è diventata più rigida, noi abbiamo fissato i paletti», spiega Paolo Bonaiuti. «Credo comunque che la Cdl voterà il rifinanziamento», aggiunge. «Il nostro - aggiunge ancora Schifani - non è un aut aut, ma la situazione è delicata e certamente la proposta di Fassino di far partecipare i talebani a una conferenza di pace non aiuta il dialogo tra i due poli. La maggioranza ha una settimana di tempo, mi auguro che ci sia una convergenza». «Non c’è nessun cambio di linea - osserva Maurizio Lupi - in questo momento il centrodestra è unito sul sì al rifinanziamento, ma è chiaro che il governo deve cambiare le carte in tavola». Si spinge anche oltre il segretario del Pri, Francesco Nucara, per il quale «l’attacco ai militari italiani a nemmeno 24 ore dalla liberazione di Mastrogiacomo, conferma che grazie alla linea della trattativa con i terroristi, siamo diventati un bersaglio». Con una postilla: «Se il governo italiano pensa sia possibile trattare con i talebani o addirittura invitarli a una conferenza di pace, l’opposizione non può più votare il rifinanziamento perché equivarrebbe condannare a morte i nostri soldati.

Piuttosto è meglio che si ritirino subito».

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