Quando glielo hanno detto è andato su tutte le furie. «Se provano che ho un conto all’estero che contenga anche un solo dollaro, mi dimetterò». Poi i problemi di salute lo hanno portato altrove e a questo punto dicano pure quello che pare loro. Fidel Castro del resto reagisce male tutti gli anni quando per tradizione la rivista finanziaria americana Forbes stila la classifica dei capi di Stato, re, regine e dittatori più ricchi del mondo. In quella del 2006, l’ultima, lui, che ha dichiarato uno stipendio di 32 euro mensili, era settimo con un patrimonio valutato sui 900 milioni di dollari, quasi il doppio dell’anno prima. Dicono che i proventi deriverebbero per esempio dal controllo di una rete di compagnie statale, e di Medicuba, un’azienda farmaceutica cubana che vende vaccini e medicinali in tutto il mondo. Profitti ora nascosti in conti svizzeri blindati. Vero o no Cuba è sua, non ha bisogno di chiedere per avere.
Ma qui i più ricchi manco a dirlo sono gli arabi, anche perché una buona fetta delle rendite petrolifere finiscono nelle tuniche di sceicchi, emiri e sultani. Miliardo più, miliardo meno, il sovrano più ricco del mondo è il re saudita Abdullah, 21 miliardi di dollari di patrimonio, uno in più, chissà perché, del leggendario sultano del Brunei e due in più del presidente degli Emirati Arabi Uniti. Staccato di sette miliardi di dollari c’è l’emiro del Dubai. Ma lui mica se la prende.
Quinto un europeo. Hans Adam II, principe del Liechtenstein, che mette sul piatto quattro miliardi di dollari, tre più di Alberto di Monaco. Nella Top Ten la regina Elisabetta d’Inghilterra, cui il Parlamento britannico elargisce tra l’altro una dotazione di 15,526 milioni di euro all’anno, è penultima, davanti solo alla regina Beatrice d’Olanda. Possono contare su fortune trasmesse nei secoli dei secoli ma il patrimono personale di sua Maestà non supera i 500 milioni di dollari per Elisabetta e i 270 milioni per Beatrice. In mezzo a tutti, ottavo con 700 milioni di dollari, dietro a Castro ma davanti alla regina d’Inghilterra c’è il presidente della Guinea Equatoriale, Teodoro Obiang: «Sotto il suo governo - dicono all’associazione Human Right Watch - la ricchezza del Paese è diventata praticamente il bancomat del presidente...». Non tutti sono così esosi.
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