da Milano
Il governo ha fatto «una Finanziaria tutta per gli insider, cioè per i ceti garantiti» perché Margherita e Ds, i due maggiori partiti della maggioranza, sono e saranno «sdraiati su quel mondo finché avranno il suo consenso». Ma il centrosinistra dovrebbe occuparsi anche «degli outsider, cioè dei giovani, dei lavoratori flessibili, dei piccoli imprenditori» che sono «le componenti più innovative della società e delleconomia». La riflessione è del deputato della Rosa nel pugno Lanfranco Turci, che ha alle spalle un lungo passato nel Pci e ai vertici della Lega delle cooperative e un presente da promotore di una «sinistra liberalizzatrice» che non vuole rinunciare allidentità socialista».
Loccasione per una lettura critica della Finanziaria che si è «ispirata unicamente al prendiamo a chi ha di più e diamo a chi ha di meno» e che non a caso «ha legittimato linfelice slogan Anche i ricchi piangano» con il quale Rifondazione comunista aveva salutato la prima manovra dellUnione, è stata offerta a Turci da un incontro che si è tenuto a Milano lunedì sera al Circolo di via de Amicis, lassociazione culturale fondata negli anni Sessanta da Aldo Aniasi e ora presieduta da Mario Artali. Un dibattito al quale hanno preso parte fra gli altri lex prorettore dellUniversità di Milano Bicocca, il sociologo urbano Guido Martinotti (che ha attaccato il sindaco di Milano, Letizia Moratti, accusata di «non essere un sindaco, come non era stata un ministro, ma di essere solo un ufficio-stampa») e il sociologo della politica Roberto Biorcio (secondo il quale il centrosinistra ha le potenzialità per conquistare consensi presso gli elettori più avvertiti e i ceti produttivi della Lombardia «ma non riesce a mettersi in sintonia con essi»).
Lex presidente della Legacoop, come si suol dire, è andato giù duro. Premesso che «non si tratta di considerare come nemici i pensionati, i lavoratori dipendenti più garantiti e le grandi imprese», per Turci la sinistra deve «fare leva sulle componenti più dinamiche della società», che chiedono «liberalizzazioni», «scuole più qualificate» e «un mercato del lavoro moderno». E ha ricordato che in Inghilterra non ci sarebbe stato Blair se prima non ci fosse stata prima la Thatcher che «al conservatorismo della sinistra dellepoca» ha dato «una spazzolata che ci voleva».
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