Nella "Gabbia" ci sono molti matti (ma pochi lecchini)

Gianluigi era furbacchione anche da piccolo: fu talmente bravo e accorto nel descrivere le gesta del leader della Lega da indurre questi a nominarlo direttore della Padania

Nella "Gabbia" ci sono molti matti (ma pochi lecchini)

Gianluigi Paragone conduce La gabbia (di matti) su La7, fino a qualche tempo fa in onda la domenica, giornata infelice per un programma di informazione, e ora trasmessa il mercoledì, ovviamente sulla stessa rete. Il trasferimento non consente una valutazione seria dell'audience, dobbiamo pertanto limitarci a considerare la qualità dei contenuti, tenendo conto che l'emittente è zeppa di talk show, come del resto la Rai (Mediaset, invece, non abbonda di chiacchiere giornalistiche, se si escludono quelle di Paolo Del Debbio, abilissimo finto tonto capace di risultati strabilianti che i suoi colleghi, a parità di spesa, si sognano).

Torniamo a Paragone di cui conosciamo vita, morte e perfino miracoli. Infatti di miracoli ne ha fatti tanti. Come molti giornalisti, egli cominciò a scribacchiare su un quotidiano di provincia, La Prealpina , dove si fece le ossa correndo appresso a Umberto Bossi che, all'inizio degli anni Novanta, era il personaggio (non soltanto) di Varese più meritevole di attenzione, dato che stava per saltare in aria la Prima Repubblica grazie (o per colpa) del cosiddetto Senator (in milanese si legge senatur).

Gianluigi era furbacchione anche da piccolo: fu talmente bravo e accorto nel descrivere le gesta del leader della Lega da indurre questi a nominarlo direttore della Padania , consentendogli di salire alla ribalta nazionale e di farsi conoscere da tutti, anche da chi sta vergando il presente articolo. Lo assunsi a Libero nel ruolo di vicedirettore, il più difficile da ricoprire per un semplice motivo: esso comporta l'esigenza di supportare e sopportare il direttore e di affrontare i capricci della redazione, appunto una gabbia di matti. Non può quindi essere un caso che Paragone si sia inventato il titolo del suo attuale programma: La gabbia . Gianluigi, mentre lavorava (si fa per dire) a Libero , coltivava rapporti intelligenti con vari politici, talmente intelligenti che gli permisero di essere ingaggiato dalla Rai (sottolineo Rai, che non è Televoghera), quale vicedirettore di rete. Un salto della Madonna. A questo punto il lettore penserà: il ragazzo più che Paragone sarà un paraculo. Non è così. Sorprendendo anche me, che da lontano ne osservavo le mosse, egli nel pieno della propria attività si ribellò all'andazzo del colosso televisivo romano, e si dimise, cosa che al suo posto nessuno avrebbe fatto, badando alla tasca e meno alla dignità personale.

Era successo un fatto. Il giovin dirigente in questione fu criticato in alto loco per vicende di bottega politica; anziché abbassare il testone, sbatté la porta e se ne andò (mi auguro con una buona liquidazione). Ed eccolo a La7. Non fosse che per questo gesto di nobile incazzatura, Gianluigi va rispettato e pure applaudito. Urbano Cairo gli ha garantito un contratto triennale, non certo equiparabile a una vincita al Superenalotto. D'altronde, il paron dell'antenna e di varie pubblicazioni ha il braccino cortissimo, altrimenti non sarebbe diventato un grande editore.

Paragone come conduttore se la cava egregiamente. Si veste da cani. Sembra un profugo appena sbarcato a Lampedusa. Suona la chitarra come io suono il pianoforte: male. Inoltre canta o, meglio, abbaia. Per questo piace un casino alla gente che non piace: quasi tutta. Per essere perfetto gli manca qualche tatuaggio.

Ciò nonostante, La gabbia è una trasmissione ottima: poche parole, parecchie inchieste giornalistiche, alcune interessanti e documentate. Preferisco Paragone cronista fuori dagli schemi che il paraculo integrato nel sistema dei partiti.

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