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Nella sanitopoli rossa di Bari spunta un pentito di mafia

La gola profonda dell’inchiesta sarebbe un collaboratore di giustizia Dalle sue dichiarazioni novità sul filone più scottante: gli appalti

Nella sanitopoli rossa 
di Bari spunta 
un pentito di mafia

Bari Un pentito della criminalità organizzata barese. È lui il misterioso testimone che è stato ascoltato nei giorni scorsi dal sostituto procuratore antimafia Desirée Digeronimo, il magistrato che indaga su un intreccio a doppio filo tra affari e politica nella gestione della sanità pubblica pugliese. La pm, che ha inferto colpi durissimi alla mafia e vive sotto scorta dopo aver ricevuto minacce di morte dalle cosche, è volata in gran segreto a Milano insieme a un ufficiale dei carabinieri per sentire il collaboratore. L’interrogatorio si è tenuto il primo settembre scorso: sulle dichiarazioni del pentito gli investigatori mantengono il massimo riserbo, ma potrebbero rivelarsi utili per le indagini e in particolare per il filone degli appalti. Negli accertamenti figurano anche le dichiarazioni di un altro collaboratore di giustizia, affiliato a uno dei clan più agguerriti della criminalità organizzata, il quale avrebbe riferito di un patto scellerato che prevedeva consistenti pacchetti di voti in cambio di un’accelerazione sulle autorizzazioni rilasciate a circoli ricreativi, ritrovo per esponenti di spicco della malavita barese.
Il nocciolo dell’inchiesta condotta dalla pm Digeronimo riguarda l’esistenza di un sistema corruttivo che avrebbe pilotato gli appalti e condizionato persino le scelte di primari e dirigenti sanitari, che sarebbero stati nominati sulla base all’eventuale ritorno di voti. Il personaggio chiave delle indagini è Alberto Tedesco, attualmente senatore del Partito democratico, ex assessore regionale della prima giunta di sinistra guidata da Nichi Vendola. Secondo gli inquirenti proprio Tedesco sarebbe stato il collegamento tra mondo degli affari e politica, ma il senatore Pd respinge le accuse e in una memoria di dieci pagine depositata al gip si proclama innocente: ripercorre la fase delle dimissioni e lo «stillicidio continuo di notizie», sottolinea di essere venuto a conoscenza dei fatti contestati solo dai giornali e si dice comunque fiducioso di poter dimostrare di aver lavorato per il «pubblico interesse».
Le indagini vanno avanti a ritmo serrato. I carabinieri del nucleo investigativo non tralasciano alcun particolare. E conducono gli accertamenti su un doppio binario: da una parte gli interrogatori, le testimonianze di persone informate sui fatti; dall’altra le carte, una valanga di documenti che in queste ore vengono spulciate dagli esperti. Il magistrato inquirente ha infatti affidato a consulenti l’incarico di esaminare i bilanci acquisiti a fine luglio nelle sedi pugliesi delle formazioni politiche, quando sono state anche prelevate le carte relative ai contratti e ai rapporti «intrattenuti – c’è scritto nel provvedimento che dispone l’esibizione della documentazione – dai partiti con istituti di credito». Ma nell’inchiesta figurano anche numerose intercettazioni telefoniche e ambientali. E proprio in una conversazione tra Tedesco e alcuni imprenditori sarebbero spuntati riferimenti a finanziamenti e a nomi del centrosinistra nazionale: per questa ragione l’inchiesta potrebbe valicare i confini pugliesi.
Intanto oggi, proprio mentre il Csm valuterà se intervenire pubblicamente a difesa della pm Digeronimo dopo gli attacchi pubblici da parte di Vendola, arriverà a Bari la commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale, per avviare audizioni sullo scandalo che totalmente ha travolto la gestione politico-amministrativa della sanità da parte della Regione Puglia. Le audizioni si terranno nella prefettura di Bari, e domani sarà ascoltato il presidente Nichi Vendola e l’attuale assessore regionale alla Sanità, Tommaso Fiore.

Oltre ai politici sarà ascoltato anche il procuratore della Repubblica uscente Emilio Marzano, e i due sostituti procuratori titolari di inchieste, proprio Desirée Digeronimo e Lorenzo Nicastro.

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