Federica Artina
da Milano
Era nata nel 1979 come lemittente con limpegno di diffondere e portare in ogni casa il messaggio del Papa e della Chiesa. Ora dopo ventisei anni di puntuale servizio Telepace, la tv del Vaticano, rischia di chiudere a causa di una vera e propria bufera che ha stravolto lintera redazione. Ventisei anni senza mai uno sciopero, mai una polemica. Tutto rose e fiori? Tuttaltro, evidentemente. Il primo caso scottante scoppia qualche settimana fa: Piero Schiavazzi, uno dei volti più noti di Telepace, si schiera apertamente contro la dirigenza di don Guido Todeschini per difendere alcuni colleghi sfruttati contrattualmente. Lemittente risponde «emarginando» il giornalista, e relegandolo a ruoli marginali allinterno della programmazione. Un atteggiamento che ha fatto traboccare il vaso della rabbia dei giornalisti dellemittente, già elettrizzzati dalle voci che circolano da qualche tempo nellambiente e che parlano di unimminente chiusura della Tv.
Da ieri, perciò, la rete ha proclamato cinque giorni di sciopero: i motivi del malcontento, oltre allaffaire Schiavazzi, riguardano la serrata estiva della programmazione giornalistica nei palinsesti e la decisione di sospendere il fiduciario di redazione. Problematiche spiegate dettagliatamente in un comunicato diramato dalla redazione stessa nel quale si legge che il pacchetto di scioperi è una reazione «alle minacce di chiusura dellemittente, alla completa mancanza di relazioni sindacali, agli atti unilaterali dellazienda, alle ritorsioni che hanno visto i ripetuti tentativi di isolare dalla redazione e lesclusione da ogni trattativa del giornalista che ha impegnato la sua notorietà a sostegno dei diritti dei colleghi, e che i colleghi sostengono pienamente». Uno sciopero al quale aderiranno anche i più autorevoli collaboratori dellemittente. «In segno di solidarietà», si legge ancora nel comunicato.
Una presa di posizione ferma e decisa è arrivata anche dal sindacato, che si è schierato al fianco dei redattori di Telepace in tutte le iniziative che intenderanno intraprendere. A sostegno dei giornalisti vaticani si è espressa anche lAssociazione Stampa Romana, che ha bollato le manovre della dirigenza come «atti ritorsivi», e ha espresso la propria solidarietà incondizionata ai colleghi della redazione, condividendo la loro apprensione per il «congelamento del proprio lavoro».
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