I nversione di ruoli, di sensazioni. La formula noia, che lanno scorso e quello prima teneva milioni e milioni incollati allitalico video, ha ceduto il passo, questanno, alla Formula imprevisto, quella dove un giorno vince Fisichella - e scusate se è poco - un altro trionfa Alonso, poi Raikkonen, poi la Ferrari cè, poi non cè, a Imola risorge, in Spagna affonda e su e giù, e male e bene, come in Germania con Barrichello tornato sul podio, terzo, come ieri con i due uomini in rosso entrambi premiati, Schumi secondo e Rubens dietro di lui.
Il tutto dopo incredibile rimonte, dopo colpi di scena, errori, alterne fortune, dopo un festival dimprevisti tale da far dire a kaiser Schumi «oggi gli altri ci hanno fatto un favore, ma vedrete, presto arriverà il nostro turno...».
Eppure questa formula intrisa di variabili e colpi di scena pare non piacere più di tanto, perché in mezzo a tanti imprevisti manca quellunica, noiosa certezza che nelle passate stagioni illuminava e ingigantiva i cuori dei tifosi rosso vestiti: il dominio della Ferrari.
Succede allora che il loro cuore un poco assopito si sposti e vada a pulsare in altre terre, su altre piste, quelle del motomondo del dottor Valentino, alter ego, non solo nel nome, della Rossa in cerca di vittoria. E allora succede che litalico video saffolli, che i telespettatori aumentino di milioni, incollati davanti allo schermo dalla noioso certezza di sapere già chi vincerà: il Dottore.
Mondo un po pazzo e senza regole e logica, dunque, quello del tifoso di rosso o di Rossi vestito, un mondo che applaude lennesimo trionfo di Valentino fuoriclasse inaudito ma, avanti così, potrebbe non emozionarsi più di tanto innanzi alle imprese del Cavallino azzoppato che cerca di rialzarsi e degli altri grandi di questo Circus a trecento allora mai così avvincente come questanno.
Perché Giancarlo Fisichella non è Valentino, ma ci ha emozionato tutti in quei 33 giri in testa. E in F1, di Gibernau, non ce ne sono. Sono tutti più forti.
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