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La fine dei supereroi Marvel

Nell'incontro annuale del Cinematic Universe tra i creativi si respirava preoccupazione. Ritmi produttivi forsennati hanno stremato il brand

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Lo scorso settembre un gruppo di creativi Marvel, tra cui il capo degli Studios Kevin Feige, si è riunito a Palm Springs per il tradizionale ritiro annuale. Da un gran numero di anni, l'atmosfera in questa occasione è stata sempre fiduciosa a volte ha sfiorato persino l'arroganza dato che il principale marchio di supereroi, di proprietà della Disney dal 2009, ha letteralmente rimodellato il business dell'intrattenimento a sua immagine e somiglianza.

Ma quest'anno il meeting, come hanno raccontato le principali testate del settore negli Usa, a partire da Variety, è stato improntato a un sentimento di angoscia. Tutti alla Marvel hanno dovuto prendere atto di una serie di flop registrati sullo schermo, da uno scandalo legale che coinvolgeva una delle sue più grandi star e da dubbi sulla fattibilità dell'ambiziosa strategia dello studio di estendere il marchio oltre i film nello streaming. La questione più urgente da discutere durante il ritiro era cosa fare per gestire il caso di Jonathan Majors, volto principale dei nuovi progetti Marvel. L'attore è stato arrestato con l'accusa di aggressione e molestie aggravate ai danni della sua ex fidanzata. Majors, che andrà a processo a fine mese, insiste nel dichiararsi innocente e vittima di diffamazione, ma il danno alla sua reputazione e la possibilità che possa perdere la causa hanno costretto la Marvel a riconsiderare i suoi piani per incentrare la fase successiva di sequel, spin-off e serie attorno al personaggio malvagio interpretato da Majors: Kang il Conquistatore.

A Palm Springs si è lavorato ad un piano «B». A partire dall'idea di trovarsi un altro cattivo di grido come il Dr. Doom. Ma qualsiasi cambio di rotta risulta complesso: Majors, che interpreta Kang, è stato sin qui una grande presenza nel Marvel Cinematic Universe. Lo è stato in Ant-Man and the Wasp: Quantumania uscito a febbraio 2023. Ed è un personaggio chiave: sarà la prossima grande novità del franchise in questa stagione di Loki, in particolare nel finale. E Kang doveva essere il protagonista del quinto film degli Avengers nel 2026. La cosa più semplice sarebbe mantenere il personaggio e cambiare l'attore.

Al di là della cattiva stampa su Majors, la fiducia dei cervelloni della Marvel è anche minata dai timori per l'uscita di novembre di The Marvels, un sequel del blockbuster del 2019 Captain Marvel che è stato afflitto da lunghe riprese e ora si teme deludente al botteghino. Ci sarebbe stato anche, cosa rara per la Marvel, un test screening di pubblico a giugno, finito senza giudizi esaltanti.

Se le brutte previsioni si rivelassero veritiere si tratterebbe di una battuta d'arresto senza precedenti per un'azienda che ha goduto di una serie quasi ininterrotta di successi da quando ha iniziato a produrre in modo indipendente i suoi film con Iron Man del 2008. Questa corsa incredibilmente redditizia è culminata nel successo di 2,8 miliardi di dollari di Avengers: Endgame del 2019, il punto culminante per lo studio che ha guadagnato 30 miliardi di dollari in 32 film. Però già i risultati economici di Ant-Man and the Wasp: Quantumania non sono stati quelli attesi... Nonostante il film abbia raggiunto il decimo miglior incasso del 2023 le spese di realizzazione e promozione sono state altissime.

Non bastasse, pare ci siano anche proprio problemi creativi dati anche dall'altissimo ritmo di produzione. C'è stato l'affaire Victoria Alonso: la responsabile degli effetti visivi dei Marvel Studios che è stata licenziata un mese dopo l'uscita di Quantumania. Ufficialmente è stata allontanata perché avrebbe violato il suo contratto concentrandosi senza autorizzazione sulla promozione agli Oscar di un film da lei prodotto, Argentina, 1985. Numerose le voci e i rumors sulle possibili altre motivazioni, a partire dai problemi della qualità degli effetti visivi di film e serie tv usciti negli ultimi anni. Ma la Alonso sarebbe il capro espiatorio di un problema strutturale. Gli effetti visivi non all'altezza sarebbero dovuti a sceneggiature incomplete e a correzioni fatte in corsa, come nella serie She-Hulk. Ad esempio il reboot di Blade si è incastrato più volte ed ha visto al momento susseguirsi cinque sceneggiatori... È slittato, si dice, sino al 2025.

Come invertire la rotta? A quanto pare a partire dal buon senso. Uno dei fattori che hanno causato la crisi è la direttiva, risalente al 2019, di produrre film e serie tv a ciclo continuo per arricchire il catalogo di Disney+. La linea editoriale di Marvel era semplice: creare film-evento. Solo che un conto è fare due, al massimo tre pellicole all'anno, e un conto è generare un evento ogni due mesi tra cinema e tv. Con la produzione triplicata la macchina si è ingolfata. Ora si punta a rallentare, a scelte più low cost a breve termine. E magari a qualche ritorno al passato e ad attori e personaggi storici vedi Robert Downey Jr./Iron Man e Scarlett Johansson/ Vedova Nera.

Ma questo non sarebbe affatto low cost.

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