Il neo presidente: «Con me il Paese ritorna in Europa»

Le prime parole del vincitore sono un appello all’unità del Paese Poi rassicura i partner della Ue e tende la mano agli Stati Uniti

Il neo presidente: «Con me il Paese ritorna in Europa»

nostro inviato a Parigi
I suoi sostenitori festeggiano per le strade di Parigi e sono tanti, tantissimi. Ma Nicolas Sarkozy si sente già all’Eliseo. Chi si aspettava di vederlo euforico rimane deluso. Un presidente non può comportarsi come un tifoso, deve essere serio, credibile e soprattutto responsabile. Sorride appena l’uomo che ha vinto le elezioni presidenziali con circa sei punti di vantaggio su Ségolène.
Alle 20.15 la tv lo inquadra mentre una berlina lo porta al teatro vicino ai Champs Elysées dove lo aspettano i fan e subito si capisce che è nato un altro Sarkozy. Il finestrino è abbassato, ma lui non si sbraccia; saluta con ritegno, alzando appena la mano. Sembra un atleta che dopo aver vinto una maratona è talmente esausto da non avere nemmeno più la forza di esultare. Che sia stanco è evidente: le guance appaiono smagrite, le occhiaie pronunciate, le labbra affilate; ma la stanchezza spiega solo in parte una calma per lui inconsueta. Sarkozy è consapevole del suo nuovo ruolo e nell’ora del trionfo è mosso da una sola preoccupazione: riunire i francesi.
Pronuncia un bel discorso, breve e intenso. Quando nomina Ségolène Royal dalla platea si alzano i fischi che però lui placa subito: «Rivolgo a lei il mio pensiero. Voglio dirle che la rispetto, così come rispetto le sue idee in cui tanti cittadini si sono riconosciuti e che non hanno votato per me. Al di là dello scontro politico e delle differenze d’opinione per me esiste solo una Francia». È un messaggio forte e preciso, un messaggio giusto. «In queste ore c’è che una sola vittoria, quella della democrazia, dei valori e degli ideali che uniscono i francesi».
Non rinnega, ovviamente, le promesse di cambiamento formulate in campagna elettorale. Annuncia, una volta di più, la riscoperta del merito, del lavoro, del rispetto, dell’identità nazionale, della morale e dell’autorità. Ma poi rimette l’accento su temi cari al centro, alla sinistra, ai verdi. Il suo governo non trascurerà i cittadini che soffrono o che sono in miseria. Sarkozy difenderà i diritti umani in tutto il mondo e aprirà le porte del Paese ai perseguitati politici. Ribadisce la sua fede europeista: «Il mio Paese è tornato in Europa», proclama. Come dire: il no nel referendum alla Costituzione è archiviato. Ma ora è importante che la Ue «ascolti la voce dei popoli che vogliono essere protetti e che vedono Bruxelles come un cavallo di Troia che destabilizza la loro esistenza».
Tende la mano agli «amici americani», assicurando che «saremo sempre a loro fianco quando avranno bisogno di noi». E dalla sala si alza un applauso convinto: il grande freddo con Washington risalente alla guerra in Irak ora è davvero archiviato. Ma Sarko ribadisce che «amicizia significa anche accettare che si possano avere opinioni diverse dalla propria». Ad esempio sul trattato di Kyoto, che l’Amministrazione Bush non ha firmato e, inaspettatamente, annuncia che «la lotta contro il riscaldamento climatico diventerà la priorità» della sua presidenza, «perché è in gioco il destino dell’umanità». Un Sarkozy ecologista, un Sarkozy che «vuole scrivere una nuova pagina della storia di Francia». Nemmeno l’ovazione finale dei suoi sostenitori scioglie il suo ritegno. Quando scende dal palco sorride, felice, ma solo per un attimo.
Risale in auto, direzione il ristorante Fouquet dove lo attende la moglie Cecilia. Alle 23 eccolo alla Concorde, la piazza dove lo attende il popolo gollista, esuberante e pacifico. Molti i ragazzini, tante le donne, in un tripudio di bandiere e palloncini blu. Sarkozy sale sul palco, ringrazia la folla immensa e ancora una volta rilancia l’appello all'unità del Paese. È festa grande; impossibile resistere. Il neo presidente si scioglie, finalmente euforico. La festa con pochi intimi continuerà in una discoteca alla moda.
Per quattro mesi ha battuto la Francia senza prendere un solo giorno di riposo. Ora ha bisogno di quiete per rinfrancarsi e meditare.

Martedì partirà in ritiro spirituale; per quanto tempo e dove non si sa, pare in un monastero. Sarkozy riapparirà a Parigi il 16 maggio, per il passaggio delle consegne con Jacques Chirac. Quel giorno la Francia sarà davvero sua.

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