Per decenni è stata prodotta unampia bibliografia sul politichese e le sue caratteristiche, prima fra tutte lautoreferenzialità che scavava un abisso tra lopinione pubblica e la classe dirigente. Le «convergenze parallele» e «le strategie dellattenzione» di Aldo Moro hanno suscitato centinaia di commenti, libri e perfino una applicazione sulliPhone, cioè un generatore di frasi insensate ma fino a qualche tempo fa plausibili in bocca a un qualsiasi deputato. Se la parola ha valore politico, allora parlare chiaro è un mezzo per legittimare le proprie scelte chiamando a testimone lopinione pubblica. Eppure la semplificazione del linguaggio politico, introdotta da Silvio Berlusconi, è avvertita a sinistra come uno schiaffo mortale alla democrazia. Secondo Gustavo Zagrebelsky, su Repubblica di ieri, sarebbe addirittura il segno di una «malattia degenerativa della vita pubblica».
I mezzi di comunicazione (sempre berlusconiani, per definizione) avrebbero creato una «neolingua» in stile 1984. Dietro termini solo allapparenza innocui si nasconderebbe una pericolosa «idea provvidenziale, di salvezza della società». A esempio, il contratto con gli italiani, firmato in tivù da Bruno Vespa, «è la sanzione dellavvenuto riconoscimento del salvatore da parte dei salvati, da parte del suo popolo» e ha una funzione «mistica» in quanto «tavola fondativa di un patto indistruttibile e sacro» completamente «al di fuori della logica della democrazia rappresentativa». Anche la parola amore («LItalia è il Paese che io amo», disse Berlusconi nel 1994) farebbe parte del grande complotto orwelliano smascherato da Zagrebelsky: dietro alle dichiarazioni damore si celano «parole violente, destinate a provocare divisioni radicali, contrapposizioni e incomunicabilità tra noi che amiamo e voi che odiate». Sotto accusa anche le tre I della scuola (inglese, internet, impresa): in realtà mettono al bando «quella cosa così evanescente, ma così importante per tenere insieme una società senza violenza e competizione distruttiva, che è la cultura» e sono il segno dell«ideologia aziendalista» che esalta «il momento esecutivo e ignora, anzi nasconde, il momento deliberativo».
Se lintento della neolingua è forzare o manipolare il significato delle parole, in quale lingua è scritto larticolo di Zagrebelsky?