Bressanone - I sospetti dei medici dell'ospedale, prima. Le microspie piazzate in casa, poi. Così è stato salvato un neonato seviziato dal padre. Un papà giovane, che è stato ora arrestato dai carabinieri. La squallida vicenda che ha sconvolto la cittadina di Bressanone, a una quarantina di chilometri da Bolzano, è cominciata a dicembre.
Il bimbo, di appena due mesi, era stato portato una prima volta in ospedale dagli stessi genitori. «Una caduta», avevano confusamente spiegato ai medici per giustificare gli ematomi sul corpicino. Dopo solo un mese, ancora un ricovero. I medici, questa volta, riscontrano fratture a un braccio, a una gamba e alle costole. Si insospettiscono e temono che la causa delle pietose condizioni del piccolo siano ripetuti maltrattamenti. Segnalano, quindi, il caso all’autorità giudiziaria e al Tribunale dei minori di Trento. Ma i genitori continuano a ripetere la scusa dei banali incidenti tra le mura domestiche, negando ogni responsabilità. Entrano in gioco i servizi sociali, cui il bambino viene temporaneamente affidato. Giusto il tempo per permettere l'avvio delle indagini, piazzando delle microspie nell’abitazione. Poi, il piccolo viene restituito ai genitori. E l'inferno ricomincia. Ma dura pochissimo. Perché intervengono subito i carabinieri a porre fine all'orrore, prima del peggio.
Il padre è stato incastrato dai filmati delle microspie. Che hanno rivelato una verità ancora più cruda: anche l'altro figlio, di due anni, subiva maltrattamenti, ma non così gravi. Il tutto coperto dal silenzio della madre, poco più che ragazza. Secondo gli inquirenti, cercava di tenere unita la famiglia. A un prezzo troppo alto, inaccettabile. Forse proprio la giovane età dei due genitori è all'origine di questo dramma. Fragilità psicologica e immaturità: troppo grosso il peso dei doveri paterni. L'arresto dell'uomo è avvenuto due settimane fa, ma la notizia è stata diffusa solo ieri da un quotidiano dell'Alto Adige. L'ha confermata il procuratore della Repubblica di Bolzano, Cuno Tarfusser.
Immediati i commenti. «Ci può sembrare strano in piena emancipazione femminile - sostiene Maria Rita Munizzi, presidente del Movimento italiano genitori - ma queste madri sono portatrici di un concetto di amore distorto verso il marito. Donne deboli, avrebbero bisogno di aiuto perché non riescono a denunciare spontaneamente le violenze. A volte lo fanno proprio spinte dai figli che danno loro la forza di agire».
Mentre Antonio Marziale, presidente dell'Osservatorio sui diritti dei minori, chiede «un segnale forte di deterrenza da parte dello Stato, un sensibile inasprimento delle pene contro chi consuma reati a danno dei bambini.
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