Neppure la Juve evita un’altra lezione d’inglese

Drogba porta in vantaggio il Chelsea che poi resiste al ritorno bianconero Male la difesa, Camoranesi ancora ko. Nedved sfiora il pari nel recupero. Coppa Uefa: stasera Milan-Werder Brema

Neppure la Juve evita  
un’altra lezione d’inglese

Londra - Quel diavolo di Drogba poteva scardinare la Juve, invece l’ha soltanto impaurita. Quei gentiluomini del Chelsea hanno indossato lo smoking, facendo onori di casa, senza umiliare l’ospite. Se questa è Champions, queste non sono due squadre da finale. La Juve tira un sospiro, ma forse dovrà pensare ad un mea culpa. Il Chelsea è una buona squadra, niente di più. Il ritorno potrebbe dirle bene, ma dov’è la sua essenza di squadra? Ieri è stata una dignitosa comparsa, ma vera Juve solo per una decina di minuti. Sono stati i momenti dell’orgoglio subito il gol, poi tanta routine, gioco da squadra operaia.

Bellissima l’atmosfera dello Stamford Bridge, soprattutto per il Chelsea. Un grande applauso, voluto e caloroso, per Claudio Ranieri, pacca sulla spalla ad un vecchio amico prima di rifilargli la sberla del Giuda. Ci ha pensato Didier Drogba, ma soprattutto la difesa sua imbambolata (non una cosa nuova) quel tanto per permettere al giaguaro di infilarsi tra Legrottaglie e Chiellini, che hanno provato un goffo fuorigioco, e rifilare il bolide a Buffon. Juve sotto di un gol, ma soprattutto Juve in perfetto italian style di questo turno di Champions: timorosa, pallida e timida nei primi venti minuti. Meno sconquassata di quanto lo siano state Inter e Roma, ma segnale di una tendenza tutta nostra niente affatto rassicurante.

La gente di Ranieri ha cercato di prendere misure e distanze, mentre il Chelsea ha preso a giocare sciolto. Kalou ha infilato due–tre palloni, finchè non gli è riuscita la puntata giusta per Drogba. Il centrocampo juventino è stato peggio di un diesel vecchio stile, a riscaldamento lento, mentre il pubblico del Chelsea si è fatto la bocca buona.

Però la Juve ha caratteristiche da marchio doc. Squadra che più la mandi giù, più cerca di tirarsi su. E così è stato. Ingoiato il gol peggio di un rospo, ha cominciato ad avanzare la sua zona di gioco, gli uomini di classe e personalità si sono presi responsabilità a costo di qualche figuraccia (vedi Nedved e lo stesso Camoranesi): la Juve si è fatta più pericolosa e il Chelsea meno spavaldo. È stata partita (tosta non bella) in tutti i sensi. Del Piero (diagonale deviato da Cech), Amauri (colpo di testa fuori) e Camoranesi (bolide deviato) hanno detto: ci siamo! Il Chelsea non se n’è impressionato più di tanto, ma la partita ne n’è giovata. La Juve ha limiti nel gioco del centrocampo, Lampard stava solo da una parte e Tiago gli è sotto di qualche spanna, però la Juve è come quei pugili che ti stanno sempre sotto e addosso. Alla fine qualcosa ottengono.

Se non altro ha ottenuto di frenare gli istinti bellicosi del Chelsea che, nella ripresa, ha fatto atto di presenza nell’area bianconera. Drogba ha cercato un rigore ad ogni costo, ma l’arbitro non se l’è mai bevuta. Considerando che l’altro presunto uomo gol era Anelka (un solo tiro, a 4 minuti dalla fine), la Juve ha avuto buon gioco ad evitarsi guai, ma non ha saputo cavar niente da se stessa.

Anche perché Camoranesi è finito ancora ko per un problema muscolare.
C’è voluto l’ingresso (tardivo) di Trezeguet per rivedere il primo calciare verso la porta. Insomma buono il risultato, meno la Juve: meglio andarci piano con l’ottimismo.

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