Riccardo Signori
Nessuno dubiterà più: lInter di Moratti è proprio una squadra da Guinness. Qualunque cosa le capiti, è al di fuori della norma e della normalità. A chi mai è capitato di vincere uno scudetto con le modalità dellultimo mese? Benché si sprechino barzellette e battute, questo sarà un titolo indimenticabile: vinto sul campo, senza vincerlo sul campo. Eppoi cè lappendice. Pochi o nessuno se nè accorto, ma questa Inter ha fatto anche il grande slam italiano, vincendo nella stessa stagione agonistica Supercoppa italiana (valida per la stagione 2005), coppa Italia e campionato. Ci hanno provato in tanti, ancora non ce laveva fatta nessuno. Se poi lInter rivincesse la supercoppa, lo slam sarebbe completo (stagione agonistica e stagione calcistica): un poker da invidia per chi non ci arriva nemmeno con laiuto dei giudici sportivi.
Ma questa è storia e lInter rischia di divenir leggenda nel riannodare tutte le stranezze che hanno contrassegnato lera del Moratti bis (inteso come figlio). Se il papà ha lasciato il segno vincendo scudetti e coppe, il figlio ha esplorato tutti i metodi per non vincere, prima di ricominciare a vincere, ed ha sopportato tutte le stravaganze che potevano far colpo ed anche danno (alla squadra). Cè stato solo limbarazzo della scelta, la fantasia nerazzurra è stata superiore alla realtà. Basta andare a risfogliare lalbum dei ricordi per sorridere oggi, in attesa di sapere cosa lInter si inventerà domani: dal derby di Champions interrotto, davanti a milioni di spettatori, per tutti quei razzi piovuti sul campo, e sulla spalla di Dida, fin al lancio dello scooter giù dalle tribune di San Siro. Quello interista è stato uno spettacolo di situazioni mai vissute: i tifosi che bloccano il pullman prima di Inter-Parma per fare una bella ramanzina ai giocatori e metter un po di paura a Vieri. O peggio: attesa, contestazione e agguato alla Malpensa dopo la partita di Champions con il Villarreal. E come dimenticare lo scudetto perso in quegli ultimi 45 minuti giocati contro la Lazio: sembrava impossibile buttarlo, però lInter ce lha fatta. Nonostante qualcuno abbia intravisto un eccessivo accanimento laziale. Indimenticabile anche quello scontro darea fra Ronaldo e Iuliano che poteva valere un rigore e tante altre storie da raccontare (leggi uno scudetto). Labbaglio di Ceccarini fu eclatante, come tutte le cose che riguardano lInter. Ma, rivisto oggi, quello fu il primo vero campanello dallarme su quanto sarebbe successo negli anni successivi: con tanto di cupola e intercettazioni.
La storia nerazzurra ci ha spiegato che si possono cambiare 13 allenatori in 11 anni senza vincere niente. O peggio. Leggete il Moratti show: ha messo alla porta Simoni, dopo avere vinto la sua prima coppa, pur essendo ancora in corsa per campionato e Champions; ha licenziato un allenatore (lunico che lo ha portato a un passo dallo scudetto) alla vigilia di una partita di Champions. Nessuno avrebbe osato tanto. Hector Cuper tornò da Brescia con un pareggio in tasca e trovò la «chiamata» di licenziamento. Il giorno dopo, la squadra partì per Mosca con Verdelli in panca, perse la partita e cominciò a mandare allaria una qualificazione quasi in tasca. Meno di due mesi fa il patron aveva già deciso di tagliare anche Mancini, con il quale ha vinto due coppe Italia e una supercoppa, per rivolgersi a Capello. Poi lo scandalo lo ha convinto a lasciar perdere. Ad eccezione di quanto capitato a Lippi, i licenziamenti hanno sempre prodotto effetto deflagrante per la carriera degli allenatori, finiti nel grigio dellanonimato (pensate a dove sono finiti Bianchi, Simoni, Hodgson, Lucescu, Suarez, Zaccheroni, Tardelli e Cuper).
Fra laltro Moratti è stato unico nellalternare quattro tecnici nella stessa stagione e lInter ha cercato fortemente posto nel Guinness dei primati negativi quando si è fatta rifilare un 6-0 nei derby. Il patron arrivò allInter ricordando che i derby erano sempre stati un punto forte della famiglia, una sfida dai buoni ricordi. Dopo quel 6-0 sono passati cinque anni per tornare a vincere. Il 3-2 ottenuto dalla squadra di Mancini ha capovolto il trend. Ed è normale scoprire che due giocatori lasciano il ritiro a causa dei termosifoni troppo caldi di Appiano Gentile? Vieri e Di Biagio passeranno alla storia anche per questo, visti gli scarsi risultati sul campo. Quando mai si era visto un calciatore con passaporto falsificato per aggirare qualche regola? Recoba non ci ha negato la chicca. E giocatori che, anziché chiedere permessi e libera uscita al tecnico, passano direttamente dal datore di lavoro? Moratti si è ritagliato un ulteriore angolo di gloria, dimettendosi due volte dalla presidenza. La prima con quasi immediato ripensamento.
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