Nervi, la villa dei Luxoro e una lezione per il futuro

Nervi, la villa dei Luxoro e una lezione per il futuro

La tesi specialistica di Marina Larcher in Architettura del Paesaggio con titolo «Proposte per il restauro del Parco pubblico di Villa Luxoro» si legge come un affascinante romanzo sulla storia e l’economia di Nervi, nel Sette/Ottocento e sarebbe da pubblicare o da sveltire a guisa di coltissima Guida turistica. Guide Sagep o del Touring sono citate a diritto nelle Bibliografie. Scopriamo dalla tesi eccellenze nella produzione di essenze pregiate per l’industria dolciaria e per la profumeria, esportazione in Europa d’agrumi ornamentali e per converso l’arrivo da noi di piante esotiche.
È la seconda tesi della dottoressa dopo quella sui «Mulini di Nervi e la Colonna Infame» (corso in Conservazione dei Beni culturali) che mise in risalto le infrastrutture produttive dei mulini a vapore sul torrente, il commercio di grano con il Mar Nero, le fabbriche di pasta note nel mondo: Nossardi, Guelfo, Cassanello, Ravano.
Una tesi chiara, quasi didascalica, ma ricca di poesia con un iniziale accenno alle due patrie per ciascuno di noi, da una frase del polacco Henry Sienkiewicz (autore di Quo Vadis e premio Nobel nel 1905). Questi delle due patrie scrisse: «Una è quella vicina, per ciascuno la sua personale, l’altra è l’Italia». Larcher, nerviese, con genitori d’origine tedesca, parenti in Germania, dà una tesi scientifica ma profondamente umanistica tra i due poli dell’amata Nervi e dell’Europa.
Adottando il sentire dello scrittore polacco che aveva definito «anima di Nervi il mare», come prima foto delle molte, propone una mareggiata e dedica la seconda alla vista su Portofino dal Parco Luxoro, di pregio storico con la caratteristica più speciale dell’affacciarsi sul mare.
La storia, ripercorsa secondo snodi importanti, ci fa riflettere sull’ingegno degli abitanti della nostra costa, un tempo zona malarica da Bagnara fino a Bogliasco. Ci fa soffermare sul nascere dei primi alberghi. Il primo nel 1863, voluto con lungimiranza turistica dal marchese Gaetano Groppallo, sindaco di Nervi, è stato la Pensione Inglese, trasformata nel 1880 in Grand Hotel.
Sulla ferrovia costruita nel 1868 che facilitò il soggiorno nerviese di molti illustri, tra cui Alfonso Karr padre della floricoltura nella Riviera dei Fiori. Le rose sono coltivate solo nel XIX secolo: la Ditta Antonio Rivera nel 1860 ne produceva dalla centifolia lo sciroppo e ancora cent’anni dopo esisteva la fabbrica di profumi «Sirena» in via del Commercio. I fiori di arancio fornivano l’aegua de scio, estratto per i panettoni e fiori canditi.
Il trattato dell’Abbè Rozier racconta che dalla coltivazione degli agrumi da ornamento dipendevano i pepinieristes (vivai della Provenza dove ancora sono coltivati). Viene citato il lascito di Bernardo Marsano, fondatore della Scuola di Agricoltura a Sant’Ilario (un galantuomo che morì povero) e che puntava a colture ad alto rendimento, cioè alla coltivazione di specie pregiate.
La tesi, collegandosi al suo sogno, guarda ad una possibile economia futura: rivitalizzare il Museo impiantando nel parco una collezione di camelie ottocentesche con fioritura primaverile, inserendo aranci e ulivi; costituire un giardino dei profumi; mettere sulla terrazza piante aromatiche come si fa ad Avignone nel complesso abbaziale.
Impiantare un laboratorio di acque profumate nei fondi del Museo, legare la sperimentazione delle essenze pregiate ad alto rendimento (agrumi, gelsomini, violetta rosa) all’Istituto Marsano così da sviluppare l’idea del fondatore.
Per migliorare il collegamento, bisognerebbe fare area pedonale via Capolungo con potenziamento di autobus e treni riaprendo l’antica stazione di Sant’Ilario (ora è abitata). La tesi racconta gli importanti espropri che avvennero per i terreni dei Marchesi Crosa, acquistati dai Luxoro. Ripercorre la storia di questa grande famiglia, che abitava in via del Campo e che scelse la zona per la villeggiatura, dando ali a maestranze locali. Pietro Luxoro per costruire la Villa si avvalse di piccole Ditte: di Emanuele Ravano che aveva un mulino a vapore sul Nervi, per le decorazioni a stucco si affidò a Eugenio Mascetti, specializzato nei lavori in finta pietra, per il Parco di Luigi e Angelo Crovetto con contratto in 19 articoli.
Affascinante la parte della tesi che in base all’archivio di foto e cartoline dai viaggi in Europa di Pietro stabilisce raffronti. La Fontana di Latona di Versailles avrebbe ispirato quella del Satiro-sud del Luxoro (vedi il particolare delle ranocchie). Non a caso il liberale Marino Gallo, consigliere di Circoscrizione, chiamava il complesso di parchi e musei nerviesi «una piccola Versailles».
Ricordando la necessità di rivalorizzare le visuali a mare dalla Villa, troviamo nella tesi l’accostamento ai Villini di Newport (USA) o al Castello di Hopeton ad Edimburgo. Non solo Larcher allarga i raffronti alle ville della Riviera con caratteristiche affini, a Villa Garnier, dell’architetto dell’Opera, a Bordighera: è l’aspetto cosmopolita della tesi.
Stigmatizza però che dei finanziamenti delle Colombiane il grosso verrà utilizzato per il restauro dei Parchi di Nervi, per cui è il bel progetto della sua relatrice, architetto Francesca Mazzino. Ad essi il Luxoro è intimamente collegato nel Polo Museale, quattro Parchi e quattro Musei, ma avrà solo briciole per lavoretti tappabuchi contro vandalismi, furti, degrado.
Nei capitoli finali il nobile senso di un «ritorno» per il dono dei Luxoro al pubblico, che ha mosso Larcher alla tesi. «La donazione al Pime del 1924»: ne nacque la Cappella dei missionari su disegno di Pietro dove fu tumulato suo nipote Giannettino, morto nel 1916 a San Pietro dell’Isonzo pochi giorni dopo esser stato arruolato e la lapide commuove ancora.

«Il Museo e l’apertura al pubblico nel ’51» a seguito del testamento di Matteo Luxoro, sottoscritto dagli altri fratelli, che concedeva la Villa in eredità al Comune. Poi «Il degrado degli anni Ottanta», infine le «Proposte di restauro» per rendere a basso costo il giardino bello come non l’abbiamo visto, valorizzando il dono da noi tutti ricevuto.

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