da Roma
«La crisi economica in atto nel mondo e in Italia può aggravarsi e il governo deve affrontarla senza avere alle spalle tesoretti ereditati, né ricchezze giacenti, o in qualche modo nascoste. Da tutte le parti in cui guardiamo - dice Giulio Tremonti alla Camera, intervenendo nella discussione sul decreto economico - troviamo numeri con il segno meno, e non con il segno più». C’è il segno più, ma davanti allo zero, nelle ultime stime di crescita per l’Italia del Fondo monetario internazionale: +0,5% quest’anno e anche nel 2009, un lievissimo miglioramento rispetto allo 0,3% previsto lo scorso aprile. Ma, in sostanza, lo scenario non cambia.
Parla del decreto, Tremonti, illustrando con puntiglio gli stanziamenti aggiuntivi come quelli per la sicurezza; e smentendo la litanìa dei tagli nella sanità. «Nessun taglio fino al 2010 - controbatte - ma all’opposto il finanziamento dei ticket. E solo dal 2010 si riducono le dinamiche di incremento delle previsioni di spesa: crediamo ne derivi un bilancio sostenibile per un bene primario come la sanità», a favore della quale il ministro auspica «l’azione moralizzatrice» della magistratura.
Parla dei conti pubblici, ricordando l’eredità di numeri e impegni ricevuta dal governo Prodi alla quale è stata introdotta una sola variante in cui questo governo si riconosce: «Ridurre il deficit non aumentando le tasse». E annuncia che i 4 miliardi di euro derivanti a regime dalla Robin Tax «andranno tutti al settore sociale».
Ma il clou dell’intervento è nell’analisi del difficile momento economico e finanziario internazionale. La crisi, osserva Tremonti, è stata finora ignorata o «irresponsabilmente sottovalutata», ma è ancora in atto e potrebbe anche aggravarsi. L’Italia l’affronta con un sistema bancario e assicurativo solido, così come il sistema industriale nonostante le privatizzazioni fatte male con la «politica degli spezzatini». Le banche italiane si sono salvate perché «anziché parlare inglese hanno parlato con le imprese». Le opportunità non mancano. Ed in questo quadro, l’aver blindato il bilancio pubblico prima dell’estate e per tre anni è una felix culpa, «anzi l’abbiamo messo al riparo dalle crisi sistemiche».
In settembre, al posto della Finanziaria tradizionale, arriverà il federalismo fiscale «che può essere fatto solo con il consenso generale e con la condivisione dei dati di finanza pubblica» da parte di Governo, Parlamento, Regioni e Enti locali. Con l’attuale situazione di mercato, aggiunge Tremonti, è difficile ipotizzare grandi operazioni sul patrimonio immobiliare pubblico; «un’ipotesi è quella di trasferirlo alle Regioni e ai Comuni, perché possano valorizzarlo».
Sul maxi-emendamento che sostituisce il testo approvato in commissione Bilancio il governo ha chiesto la fiducia, che sarà votata lunedì. Il testo presentato ieri prevede la cancellazione del ticket sulla diagnostica per gli anni 2009, 2010 e 2011, con uno staziamento di 400 milioni l’anno (1,2 miliardi in tutto). Con le Regioni, che dovrebbero compartecipare all’onere complessivo di circa 800 milioni l’anno, il governo non ha ancora trovato l’accordo. Sono stati aggiunti anche altri 300 milioni di tagli ai ministeri per il 2009, che salgono a 400 milioni nel 2010 e 2011.
Intanto, col «sì» del Senato, diventano definitivamente legge l’abolizione dell’Ici prima casa, la detassazione degli straordinari e la rinegoziazione dei mutui.
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