Pierluigi Bonora
da Milano
Sale la tensione tra Fiat e governo. Il negoziato per trovare una soluzione al problema degli esuberi riprenderà la prossima settimana con le parti ben arroccate sulle rispettive posizioni: da un lato il fronte comune azienda-sindacati che insiste sulla richiesta di avviare la mobilità lunga per i dipendenti in esubero; dallaltro il «no», ribadito anche ieri dal ministro del Welfare, Roberto Maroni, a prendere in considerazione tale ipotesi. Rispondendo a una lettera aperta inviata dalla Fismic anche al premier Silvio Berlusconi, Maroni ha ribadito che la Fiat «non può più pretendere interventi specifici perché, pur essendo importante, è unazienda come tutte le altre». «Sulla mobilità lunga - ha aggiunto il ministro - la Fismic insiste nel sollecitare una cosa impossibile: mi rifiuto di creare un doppio binario di pensionamento. Lobiettivo di tutti devessere, piuttosto, quello di trovare una ricollocazione produttiva per gente che ha solo 50 anni».
Secondo Maroni la Fiat, in questo momento, non è più da considerare unazienda sullorlo di una crisi drammatica. Al contrario, quello guidato da Luca Cordero di Montezemolo e Sergio Marchionne, «è un gruppo che guarda con ottimismo al futuro e che può trovare nelle regole vigenti tutte le possibilità per risolvere il problema del personale in esubero». Nella replica alla segreteria nazionale della Fismic il ministro prende tempo e ribadisce che, un eventuale intervento nel decreto «mille proroghe», la cui conversione è prevista entro il 15 gennaio, potrebbe contenere misure a favore dei lavoratori in esubero, ma dei vari settori e, quindi, non solo in forza al gruppo torinese.
Scartata lipotesi della mobilità lunga, lunica parola dordine che circola nelle stanze del ministero del Welfare è «ricollocazione». Maroni, in proposito, considera alla stregua di una grave sconfitta ritenere che il sistena economico italiano non riesca a ricollocare dal punto di vista professionale persone di 50 anni. «Sarebbe una tragedia se ci arrendessimo di fronte a questa sfida - ha ammonito il ministro - e sarebbe la fine di ogni prospettiva positiva».
I lavoratori Fiat che rischiano il licenziamento senza gli interventi chiesti al governo sono un migliaio e per loro le procedure di mobilità potrebbero scattare già nei prossimi giorni. Ma sono almeno 8mila i dipendenti dellindustria a rischio in assenza di strumenti mirati ed efficaci. Per Tonino Regazzi, segretario generale della Uilm, «il governo deve fare meno chiacchiere per aiutare lazienda a camminare con le proprie gambe: individui le soluzioni per risolvere il problema in via definitiva, faccia una proposta e offra soluzioni».
Intanto anche ieri il titolo torinese ha guadagnato terreno in Borsa (più 1,37% a 7,57 euro).
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