Ognuno rimane sulle sue posizioni: i laboratori confermano la positività di Danilo Di Luca e il corridore abruzzese resta convinto della propria innocenza.
«Io il Cera non lho mai preso», continua a ripetere con assoluta sicurezza il corridore abruzzese. Niente da fare, o meglio, tanto da fare per i legali del corridore pescarese che spera nei prossimi mesi di dimostrare che i test effettuati a Parigi non sono assolutamente attendibili e hanno ampi margini di interpretazione. Niente da fare, per ora, quindi. Anche le controanalisi effettuate al laboratorio di Chatenay Malabry e validate da quello di Vienna, hanno confermato la doppia positività allEpo ricombinante Cera riscontrata allultimo Giro dItalia, il 20 e il 28 maggio scorso a Di Luca.
L'abruzzese, vincitore del Giro edizione 2007 e secondo nell'edizione di questanno alle spalle del russo Denis Menchov, era stato sospeso dall'Uci (Unione ciclistica internazionale) in via precauzionale lo scorso 22 luglio, alla prima positività. In virtù del nuovo regolamento antidoping in vigore dal 1° gennaio di questanno, ora latleta di Spoltore (Pescara) rischia fino a 4 anni di squalifica. «Io smettere di correre? È quello che forse vorrebbero in molti, ma io vado avanti. Sono convinto di poter dimostrare la mia innocenza», dice sicuro. E poi aggiunge: «Me lo aspettavo, ma non per questo mi do per vinto spiega il corridore -. Io sono convinto di due cose: della mia estraneità a questa vicenda e della scarsissima affidabilità del test messo a punto nei laboratori di Parigi per individuare il Cera. Oggi le mie parole possono suonare strane, ma il tempo è galantuomo e mi darà ragione».
Gli dà manforte il suo legale: «Abbiamo appreso dalla stampa la notizia della positività confermata dalle controanalisi. Non abbiamo ancora ricevuto una comunicazione formale ha detto lavvocato Ernesto De Toni -. Abbiamo dei dubbi sia sul metodo che sui risultati. Chiederemo il dossier dell'accusa e dopo averlo visto organizzeremo la difesa».
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