Nessuna sentenza giustifica quello che ha subito Mangano

Gentile signor Granzotto, non ho seguito più di tanto la vicenda di Vittorio Mangano, e in generale tendo a concordare con la versione secondo cui Vittorio Mangano, uomo di probabile non specchiata e completa virtù, è stato soprattutto vittima della guerra contro Berlusconi: forse il mafioso era necessario per accusare Berlusconi e Dell’Utri. Ho trovato sconvolgenti i fatti raccontati nella recente lettera del cognato di Mangano, a cui lei ha risposto, sia stato o non sia stato Mangano un mafioso. Ho mandato lettera e risposta al giovane figlio di amici che vive all’estero, e legge la stampa attraverso internet. È un ragazzo intelligente, onesto e pieno di buone intenzioni. È sempre stato di centrodestra, ma ultimamente si è fatto convincere da Travaglio e C. - sicuramente per un bisogno etico. La cosa mi dispiace molto. Le scrivo sotto la risposta e il commento di questo giovane, sperando che lei a sua volta risponda alle sue obiezioni. Io non ho conoscenze sufficienti per contraddirlo, ma forse Lei sì, se desidera dedicare ancora un po’ del Suo tempo a questa questione. Del resto le opinioni si formano anche sulla base di informazioni vere o fasulle che vengono propalate ad arte. Su questa storia, spero di leggere un suo autorevole e informato commento sul nostro Giornale.
e-mail

«Mangano è morto in carcere perché era un criminale e perché era anche mafioso. Se non avesse commesso omicidi, piazzato bombe, minacciato... insomma, se fosse stato un buon cittadino molto probabilmente (non si può escludere, purtroppo) non sarebbe finito dove è finito. (...) La mia domanda è: perché una persona per bene come te, e perché dei giornalisti di un giornale una volta rispettabile, devono difendere la memoria di un criminale oltre ogni ragione? Mangano è un criminale della peggior specie». Questo scrive il ragazzo innamorato di Travaglio (ma non solo, c’è di peggio: è un wikipedista). Bene, il ragazzo non ha capito niente, gentile lettrice. Nessuno vuole infatti santificare Mangano, ma denunciare una pratica abbastanza corrente e cioè l’uso del carcere come mezzo di indagine. Sbattere in cella un uomo dichiarato dal giudice che lo condannò (in primo grado) all’ergastolo, inidoneo al carcere a causa del suo stato di salute, obbligarlo a trasferte massacranti, in barella, con la maschera dell’ossigeno sulla bocca, per rispondere a domande su Berlusconi e dell’Utri, fino a farlo crepare, in carcere (i domiciliari gli furono concessi quando era praticamente in coma), è qualcosa che molto si avvicina alla tortura. E noi quello denunciamo, il supplizio giudiziario.
Nella mia risposta, misi al confronto il trattamento ottenuto in carcere da Mangano e da Adriano Sofri, il quale dispose di ogni agio che l’amministrazione carceraria concede e che ebbe dapprima i domiciliari e in seguito la sospensione della pena per motivi di salute (di certo meno drammatici di quelli di Mangano. Sofri, grazie a Dio, ancora campa. Mangano, per dirla con Travaglio, è un «caro estinto»). Ma per il ragazzo Mangano è un criminale, e come tale doveva marcire in galera, mentre Sofri... Cos’è Sofri? Ed ecco che entra in campo la Wikipedìa, morbo che manda i cervelli in pappa.

La definizione che il ragazzo dà di Mangano - «Vittorio Mangano (Palermo, 18 agosto 1940 - Palermo, 23 luglio 2000) è stato un criminale italiano pluriomicida legato a Cosa Nostra» - è presa pari pari da Wikipedia e Wikipedia come definisce, invece, Sofri (anch’esso criminale e condannato in via definitiva, non come Mangano)? Le prime parole sono esattamente queste: «Adriano Sofri (Trieste, 1 agosto 1942) è un giornalista, scrittore e politico italiano». Non c’è altro da aggiungere.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica