Nessuno come lui: Balotelli da nazionale

La partita col Palermo conferma: non si può trattare l’interista come Cassano. È il più grande talento che abbiamo. Ha un brutto carattere? Perché il ct invece...

Nessuno come lui:  
Balotelli da nazionale

C’è qualcuno che ha ancora dei dubbi su Balotelli Mario? Dubbi, intendo, sulle qualità tecniche del calciatore e sulla sua forza e utilità per il gioco della squadra? C’è qualche bella testa pensante tra gli allenatori che ritenga Balotelli Mario non adatto al football moderno, dove tutti devono «partecipare, correre, sacrificarsi, lavorare»? C’è qualcuno che garantisca che Iaquinta, Gilardino, Rossi, Di Natale, siano tutti al di sopra dell’interista? Forse a questa corrente di pensiero appartiene Lippi Marcello, il commissario tecnico due volte campione del mondo, con il club e con la nazionale, l’uomo che non deve chiedere mai e che non deve mai fornire spiegazioni sulle sue scelte. Non è più il caso di dannarsi per la campagna pubblicitaria a favore di Cassano, ormai si è capito che il capriccioso viareggino la pensa in un modo diverso da Del Neri e da altri sodali, il barese non sarebbe uomo da grandi appuntamenti, ma da esibizioni di margine, bello senz’anima.

Ma Balotelli? Che cosa altro deve fare e dimostrare? Ha tecnica, ha fisico, ha potenza nel tiro, da fermo e in corsa, è capace di numeri acrobatici, può giocare da esterno ma meglio se da centravanti (si può ancora dire o scrivere?). Ribattono i pubblici ministeri: ha un carattere difficile, ribelle, non rispetta i compagni e gli avversari, è indisciplinato. Perché Lippi che carattere ha? È docile? È garbato nelle risposte alla stampa? È disponibile al dialogo? Non perde mai il controllo dei nervi? Ma sa essere un eccellente professionista, ha ottenuto risultati importanti anche perché è stato «gestito» da personaggi competenti e importanti, altrettanto stizzosi e sgarbati. Faccia dunque lo stesso con Balotelli, comprenda che rinunciare a un patrimonio tecnico di questo livello è un lusso che la nazionale campione del mondo non può concedersi, avendo già perduto per strada, rispetto a tre anni orsono, Totti, Del Piero e Nesta, non proprio robetta di riserva. Il signor Mourinho José dice che Balotelli è un bambino, per certi comportamenti in campo e fuori. Al bel narciso di Setubal piace interpretare la parte di professore (l’arte di sua madre) e di bidello (con certi ex calciatori opinionisti), di compagnone e di istrice, ha preso di mira un paio dei suoi giovani virgulti e ama strapazzarli pubblicamente.

Non è il caso di travestirsi da Maria Montessori anche se Balotelli ha qualche precedente da riformatorio (gli sputi in faccia all’allenatore delle giovanili dell’Atalanta, tanto per citare a memoria) e un taglio di capelli da halloween. Non è il caso di fingere il ruolo di padri o di badanti. Un professionista va trattato da tale, se è bravo, e Balotelli, lo è, non soltanto quando sottoscrive un contratto milionario e va a riscuotere, puntualmente ad ogni scadenza mensile, l’assegno relativo. Gli va insegnata la strada per migliorare ancora, è questo il dovere di un responsabile tecnico. In caso contrario significa che ci troviamo di fronte a un grande bluff.

Non credo all’inganno.

Nei prossimi otto mesi l’Inter sa già di avere in casa e di poter contare sul miglior attaccante italiano. Nello stesso periodo toccherà a Marcello Lippi dimostrare di essere ancora un allenatore mondiale, senza capricci, senza pregiudizi. Balotelli Mario, intanto, non faccia il furbo. In questo senso, ha già dato.

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