«Nessuno scandalo, ma attenzione ai rapporti fra i cittadini comuni»

da Milano

Ritanna Armeni, è giusto che i redditi degli italiani diventino di dominio pubblico come sta avvenendo in questi giorni?
«Sono sorpresa del clamore, la questione non è la pubblicazione».
E allora qual è?
«Mi scandalizza lo scandalo, è assurdo. C’è un’ipocrisia tutta italiana per cui chi guadagna deve nascondersi. Perché? I casi sono due: o non ha dichiarato tutto, o pensa che quel guadagno non sia lecito. Ma allora il problema è sociale».
Chi non vuole la pubblicazione, dunque, lo fa perché sa che i propri guadagni sono eccessivi?
«Chi guadagna molto si rende conto che si è superato il limite. Viviamo in un Paese in cui tra lo stipendio di un operaio e quello di un alto dirigente c’è un rapporto di uno a 400. Questo è un po’ vergognoso, non il fatto che venga reso noto. Non è la pubblicazione delle cifre che cambia le cose».
Quindi non le ha creato problemi che anche il suo reddito sia stato reso noto?
«Ma no, viviamo in una società in cui tutta la nostra vita privata, non solo i redditi, è sotto controllo. Internet pone un problema di privacy».
Passi per i personaggi pubblici. Ma la pubblicazione è giusta anche per tutti gli altri?
«Certo.

Mauro Paissan, componente del Garante per la privacy, ha detto che il problema vero riguarda i rapporti tra le persone normali, perché con la pubblicazione si può scoprire che il vicino che non ha voluto contribuire alle spese condominiali ha un piccolo tesoro, che il fratello che non ha voluto dare la propria quota per pagare la badante alla mamma non era in difficoltà economiche. Ma lo Stato non può farsi carico dei sentimenti delle persone».

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