Dopo la netta sconfitta subita contro i cechi al debutto, la squadra di Arena vivrà la vigilia nelle camerate dei militari: «Lì troveremo lo spirito giusto» Gli Usa in caserma: «Con l’Italia sarà guerra» Americani in ritiro nella base aerea di Ram

Il ct cambia idea sugli italiani: «Una delle squadre più forti. Gilardino e Toni tra i migliori del mondiale. E poi quel De Rossi...»

Marcello Di Dio

nostro inviato a Duisburg

Niente paura, siamo americani. Anche se l’impatto con il Mondiale è stato disastroso, come dimostrano i tre gol incassati dalla Repubblica Ceca. I veri marines gravitano superprotetti nell’hotel Wyatt di Amburgo, quartier generale Usa. Non a Duisburg come gli azzurri “costretti” a semplici flessioni da Marcello Lippi per un gol subìto in partitella.
E l’avvicinamento alla sfida con gli azzurri avrà molto di militare: ritiro prepartita nella base aerea di Ramstein, la più grande fuori dal territorio Usa, ma anche dichiarazioni bellicose. Soprattutto quelle del giovane attaccante Eddie Johnson, che dovrebbe essere uno dei nomi nuovi in formazione. Mercoledì Johnson ha affermato che affrontare l’Italia «sarà come andare in guerra, insomma un vivere o morire, dobbiamo entrare in campo cercando di vincere in ogni modo». La partita con la squadra di Lippi, in realtà, non sarà certo una guerra, ma i giocatori Usa svolgono già bene il ruolo di soldatini.
E tra i soldati verrà vissuta la vigilia della Nazionale a stelle e strisce. Niente hotel di lusso, niente sauna e solarium, i ragazzi di Bruce Arena dormiranno nelle camerate di Ramstein, a 15 chilometri dallo stadio di Kaiserslautern, una vera e propria città di 50.000 abitanti che ne fanno la seconda più grande comunità americana all’estero. Qui, diciotto anni fa, tre aerei delle Frecce Tricolori si scontrarono in un’esibizione, provocando la morte di 56 persone. Dopo quella tragedia, vennero modificati i parametri di volo durante le manifestazioni aeree per renderle più sicure. Per gli americani, invece, Ramstein è un punto strategico fondamentale per tutte le operazioni in Europa e in Medio Oriente, con la presenza di un importante ospedale militare dove vengono curati i soldati feriti in Irak.
«È solo una questione di comodità», ha spiegato ieri Arena, che nella base aerea ha già portato i suoi giocatori nello scorso mese di marzo e anche in occasione della recente amichevole contro la Polonia giocata proprio al Fritz Walter Stadium di Kaiserslautern (l’impianto sede di Italia-Usa). Allora la squadra americana si fermò per cinque giorni, incontrando i militari feriti nell’ospedale e partecipando alla vita della caserma. Stavolta ciò non sarà possibile e l’unico strappo alle ferree regole militari sarà la visita delle famiglie dei calciatori che si fermeranno a pranzo nella base. La scelta di Ramstein è però anche dovuta a questioni di sicurezza (nei pressi dello stadio di Kaiserslautern verrà per altro rafforzato il servizio d’ordine con tremila agenti a vigilare, anche per la probabile presenza di 15mila tifosi americani), ma lo staff di Arena crede comunque che la vicinanza con i militari possa servire anche per caricare i giocatori e trovare «lo spirito giusto» dopo la scoppola rimediata dai cechi.
E se Johnson aveva esaltato lo spirito bellicoso degli Usa, il ct Arena, sangue italiano nelle vene con nonno Salvatore che teneva appeso il poster degli azzurri nella sua pasticceria («sono sicuro di avere qualche parente in Italia, ma non l’ho mai trovato»), ha messo da parte l’arroganza mostrata nei giorni scorsi. Anzi parla con rispetto dell’Italia: «Una nazionale tra le più forti che abbiamo mai affrontato. Tutti guardano al Brasile come alla squadra più forte del torneo, ma a me piace sempre l’Italia e la seguo da anni». La famiglia di sua madre arriva dalla Sicilia, quella del padre da Napoli, ma nel nostro paese Arena c’è stato solo tre volte. «Dell’italiano conosco poche parole, ma non so se volete sentirle...», scherza Arena. Che poi analizza l’avversaria «dalle grandi qualità».
«Più di Totti, temo Gilardino e Toni che considero fra i migliori attaccanti qui in Germania e in assoluto fra i dieci più forti al mondo. Il milanista è sempre nel posto giusto, Toni è atletico, sa usare bene il suo corpo. Entrambi sono ottimi finalizzatori e hanno una squadra al loro servizio. Totti, invece, fino a quando ha giocato ha fatto un grande campionato nella Roma, ma ora si vede che non è al massimo della forma». Ma Arena è rimasto impressionato anche dal centrocampo azzurro: «Mi è piaciuto molto De Rossi, è giovane e ha un grande futuro, e mi ha sorpreso l’impiego di Perrotta che si è però rivelato un ottimo giocatore. Nel complesso l’Italia è una squadra che sa sempre cosa fare, cerca molto bene le sue punte e si difende con grande attenzione».


Ecco che gli Usa sperano almeno in un pareggio «che ci terrebbe ancora in corsa, ma giocheremo per vincere. Abbiamo capito gli errori fatti lunedì, anche se credo che le critiche siano state esagerate. Ho visto nei giocatori la voglia giusta per reagire». Magari non provocando una guerra, anche solo sportiva.

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