Quando guidava il Wolfsburg, durante un ritiro estivo in Svizzera, Felix Magath costrinse la squadra a salire di corsa fino in cima al monte Niesen, 2.500 metri d'altezza. Qualcuno crollò prima dell'arrivo. A fine stagione il club vinse la Bundesliga. Con i suoi metodi di allenamento, Magath è un tecnico inviso ai giocatori anche quando vince, figuriamoci quando non ci riesce, come accaduto nella sua esperienza allo Schalke 04. La prova è arrivata la scorsa settimana, quando Magath è stato sollevato dal proprio incarico nonostante il club di Gelsenkirchen, deludente in campionato, abbia raggiunto i quarti di Champions e sia la finalista favorita in coppa di Germania contro il Duisburg.
Allontanato il "torturatore", lo Schalke si presenta come un autentico rebus, in primis dal punto di vista tattico. Magath proponeva un 4-2-3-1 con Raul schierato alle spalle dell'ex milanista Huntelaar, ultimamente in disgrazia perché a digiuno di gol da novembre. Il suo sostituto Ralf Rangnick è invece un adepto di quel 4-3-3 che gli ha portato tanta fortuna alla guida dell'Hoffenheim, condotto in un triennio dalla terza divisione alla Bundesliga. Un modulo che farebbe la felicità del peruviano Farfán (doppietta al Valencia in Champions), ma non si addice a Raul, miglior marcatore della squadra con 15 reti stagionali.
In mezzo ai tanti dubbi che circondano il futuro dello Schalke, ko 2-0 anche a Leverkusen e attualmente decimo a dispetto dei 36,8 milioni di euro spesi sul mercato, c'è però una certezza: il nazionale tedesco Micheal Neuer, strepitoso per continuità di rendimento. Se i Königsblauen sono mediocri in patria e belli in Europa, Neuer non fa distinzioni: lui para tutto e ovunque. Il fuoriclasse dello Schalke è lui.
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