Cultura e Spettacoli

La New York pop di Haring e Warhol rivive lungo le strade d'Italia

La mostra New York figurines invade Roma, Milano e Bologna. Protagonisti del progetto i volti e i colori impressi negli scatti di Edo Bertoglio, fotografo che ha lavorato nella factory del creatore della Pop Art

La New York pop di Haring e Warhol 
rivive lungo le strade d'Italia

La mostra New York figurines invade Roma, Milano e Bologna. E' un'esposizione urbana, promossa nell’ambito del "Biografilm festival" dove i volti e i colori impressi sulla pellicola dal fotografo Edo Bertoglio, che ha lavorato nella factory di Andy Warhol, saranno i protagonisti di questo progetto.

Un omaggio a New York Nelle fotografie esposte il maestro Bertoglio riuscì a immortalare un pezzo di storia newyorchese. Le immagini vennero scattate, dal 1978 al 1982, dal tetto del loft dell’artista, a Broadway, e ritraggono, sullo sfondo del Lower East Side, dieci giovani donne protagoniste della scena downtown del periodo. A Milano e Roma, dal 26 maggio all’8 giugno e a Bologna, dal 9 al 23 giugno, compariranno lungo le strade dodici grandi affissioni con gli scatti fotografici in questione. Si tratta di un progetto innovativo e provocatorio tanto da poterlo considerare un prologo al Biografilm festival che dedicherà alla New York di quel periodo grande attenzione e che porterà l’arte lungo le strade in modo da attrarre l’attenzione dei passanti e di essere a disposizione degli appassionati.

Gli scatti di Edo Bertoglio Il protagonista di questa originale mostra, Edo Bertoglio, era un fotografo e regista svizzero che fu a New York dal 1976 al 1990. In quegli anni - oltre ad allestire mostre fotografiche, a collaborare con riviste d’arte e di moda, tra cui Interview di Andy Warhol, a realizzare copertine di dischi e videoclip - fotografò molti dei personaggi centrali della downtown scene, tra cui anche queste donne oggetto delle foto scattate dal suo loft e utilizzate per “New York figurines”.

Nel 1990 Bertoglio decise di lasciare New York, ma portò con sé un baule pieno di ritratti fotografici che nel 2002, quando trovò la forza di tornare negli Stati Uniti a trovare gli amici rimasti, divennero la base centrale intorno a cui costruì il suo documentario, Face Addict, che ebbe un grande successo.

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