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Il «New York Times» promuove Milano: «Città da ammirare»

Cinque. Numero magico per Milano. Il New York Times la colloca al quinto posto in una lista di luoghi da visitare nel 2011. Non più la «Montenapo» di transito in un tour di shopping, ma un centro d’arte dove rimanere una settimana per assaporarne la vita tutta speciale. «Non so chi sia venuto qui da New York, ma dire che sono d’accordo sarebbe troppo! Anche se non vivrei in nessun altra città al di fuori di Milano, perché è l’unica scena cosmopolita di questo Paese». Il meneghino doc Philippe Daverio non è tenero con la culla della sua stirpe, anche se sotto la sarcastica aria di critica in realtà si cela una dolcezza, quasi infantile, per le strade all’ombra del Duomo. «Si aggira di qui un grande fascino, non c’è nulla da obiettare, ma fascino non è bellezza. Milano fu una capitale fino al 1499, anno in cui cadde il Ducato, ma ora è una città che si nasconde. Ebbe un momento di gloria con Napoeleone Bonaparte ed ora cos’ha? Vediamo: buoni ristoranti, la snellezza di travare qualsiasi cosa in poco tempo vista l’abbondanza di negozi, il respiro aperto di una metropoli». Domanda: ma ci porterebbe un Ministero? «No. I Ministeri dovrebbero andare tutti a Latina per non creare danni. Sono mefitici».
Dopo che i milanesi under 40 hanno dichiarato di sentirsi soddisfatti di vivere tra queste mura, ora il più prestigioso giornale americano dipinge l’atmosfera della «Madonnina» con un’aura romantica quanto Venezia, Firenze, Napoli. «E’ un segnale molto positivo - commenta il vice sindaco Riccardo De Corato - e soprattutto degno del nostro spirito vitale, che sconfigge la crisi con le novità: il museo del Novecento, le ex fabbriche e gli hangar trasformati in gallerie d’arte; gli studi di design come la galleria spazio Rossana Orlandi e l’Hangar Bicocca. Inoltre gli ultimi dati la confermano un sito sempre più sicuro».
Così in attesa dell’Esposizione del 2015, la città cambia volto, mostrando un ritrato più umano, e cambia ritmo, offrendo di sè una cartolina dai colori ameni, non solo per chi vuole esperire una dimensione trandy e veloce, ma anche per chi vuole conoscere un’Italia moderna dall’impronta passata. «Siamo una grande storia protesa verso il futuro» conferma Alessandro Morelli, assessore al Turismo. «I dati del giornale americani ci danno molta soddisfazione. Significa che la campagna di promozione internazionale della città in quattro lingue, francese, russo, inglese e tedesco, sta portanto i suoi buoni frutti». Per anni considerato il salotto del business, ora il Duomo si staglia come meta per ciglia più incantate. «Vorremmo arrivare a fare di questa città un’argomento d’arte, come lo sono Roma, set di molti film, o Venezia.

L’ideale sarebbe trovare un grande scrittore straniero disposto a scrivere un romanzo ambientato tra queste vie e piazze, che finalmente meritano il loro titolo d’arte. Poi ci vorrebe anche un’innovazione politica. Visto che siamo la capitale della produttività, perché non traferire qui il Ministero di Romani?».

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