Newton, obbiettivo oltre l’orizzonte dell’eros

Esposti novanta scatti, alcuni inediti, in grande formato

Ferdinando Maffioli

Non c’è dubbio che il nome di Helmut Newton sia sempre associato a fotografie di corpi di donne, a femminilità che prodigano tutte le loro risorse nell’esplorare la seduzione, l’erotismo, il libertinaggio artistico, qualche volta fino alle lande estreme del feticismo. Donne imponenti, forti, dominanti, «manifesti» di un eros che provoca sempre lo spettatore, tra gioco e mistero, ironia e fascino. Ma Newton non era interessato a un solo tema. Certamente si è guadagnato la fama lavorando - si vantava di essere una «pistola in affitto», un fotografo commerciale - per la moda. Pure la sua attività è stata una lunga esplorazione. Oltre l’obbiettivo c’era anche la voglia di sentire la gente, frugare i luoghi, entrare nelle situazioni, registrare sulla pellicola tutto ciò che lo affascinava. «Scattavo foto ovunque - racconta nell’autobiografia - non ho mai pensato che il mio lavoro fosse una forma d’arte». Già sedicenne, fuggito dalla Germania nazista per salvarsi dalle persecuzioni razziali, sbarca in Australia e per guadagnarsi da vivere come fotografo accetta qualsiasi impegno.
È per questo che «Sex and landscapes», la mostra di Newton inaugurata ieri a Palazzo Reale (prima mostra italiana dopo la sua morte per incidente nel 2004) offre, accanto ai suoi famosi nudi, inconsueti scatti di marine cupe e minacciose, di lunghe strade che si perdono all’orizzonte, di enigmatici palazzi, di insolite vedute aeree, di città notturne, statue barocche e onde fragorose. «Per questo si tratta di una mostra importante e difficile - ha detto Stefano Zecchi, assessore alla Cultura del Comune, l’organizzatore con Federico Motta Editore - perché mette insieme due momenti complessivi della nostra percezione: il nudo e il paesaggio. Con la forza controversa di quest’ultimo che affianca la capacità di sublimare il nudo in una poeticità, vera forza arcaica, del corpo».
Voluta e progettata dallo stesso fotografo tedesco-australiano, la mostra di Palazzo Reale presenta dunque, fino al 4 giugno, 90 scatti, alcuni inediti, esposti in formato gigante.

Vengono anche presentati per la prima volta - proiettati su grandi schermi all’interno del percorso espositivo - due video, con un’intervista di June Newton al marito, e con alcune riprese «dietro le quinte» che sveleranno i segreti di lavoro di questo grande fotografo.

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