Niente cella per il baby killer Polemiche contro il Gip

Il procuratore di Brescia: «Quel provvedimento di clemenza è una sconfitta dello Stato»

nostro inviato a Napoli

Nel giorno dei morti ci scappano «solo» due feriti. Se il buon giorno si vede dal mattino la notizia di un accoltellamento all’alba nella centralissima piazza del Gesù fa pensare al benvenuto che la criminalità napoletana riserva a Romano Prodi sulla falsariga di quanto fece nel dicembre scorso con l’uccisione di un cliente al bar quando Carlo Azeglio Ciampi scese in visita a Scampia. Finita la passerella istituzionale del premier, ieri pomeriggio un sicario ha fatto il bis a Pozzuoli prendendosela con Domenico Caramente, 31 anni, ferito all’addome da due revolverate.
Il bollettino di guerra giornaliero riserva poc’altro ma fra i mille motivi di cui la gente si lagna, e per cui ancora s’indigna, c’è il trattamento di favore che lo Stato riserva agli assassini. Stavolta a far gridare allo scandalo è la storia di Salvatore, 16 anni da Pozzuoli, lesto a passar dalle parole ai fatti con una lama a scatto. L’omicida del diciottenne Daniele Del Core che con tre rasoiate ha spedito in rianimazione anche il coetaneo Loris De Roberto, non andrà in carcere bensì in comunità. L’ha deciso un Gip del tribunale dei minori che s’è commosso all’interrogatorio e che adesso dovrà confrontarsi con gli ispettori del ministro Mastella inviati a Napoli a fare luce sulla decisione che dispone la scarcerazione. Anna Cappelli, magistrato esperto, rivendica la sua scelta basata sulla relazione dei consulenti e sul convincente pentimento del ragazzino, omicida per gelosia, che d’ora in avanti si accompagnerà a uno psicologo. Ovviamente credono poco al recupero di Salvatore la famiglia in lutto e l’altra, quella di Loris, che dall’ospedale non invoca la pena di morte ma un minimo di giustizia: «È inconcepibile parlare di attenuanti, non ce ne sono. Non siamo per la forca ma non possiamo accettare nemmeno trattamenti di favore o sconti di pena».
Il Gip ha già stilato una relazione, non teme ripercussioni. Ha agito secondo coscienza, codice alla mano. Come quando prese atto dello stub e dell’esame del Dna sul 14enne F.A. arrestato per uno stupro di gruppo su una donna di trent’anni. In quel caso, dopo un mese di cella, revocò subito l’ordinanza e dispose l’affidamento del giovane a una comunità di recupero, come per Salvatore. Diventa difficile, ogni volta, decidere caso per caso. In una città dove i reati commessi da adolescenti sono triplicati in due anni, dove persino un procuratore del tribunale dei minori come Luciana Izzo viene riconosciuto e scippato da due bambini in scooter tra i vicoli dei Quartieri Spagnoli, decisioni come quelle di quest’assurdo delitto passionale fanno discutere. Anche perché si susseguono i casi di giovanissime pecore nere impegnate a delinquere durante e dopo la cura alternativa. Dopo sei mesi di comunità, e trenta rapine andate a segno tra Portici e San Giorgio a Cremano, il precoce Massimo, 14enne di Barra, a metà febbraio ha ringraziato tutti, salutato il tutore, e una volta in strada ha allungato il coltello alla gola della prima donna che gli è capitata a tiro.

Le statistiche confermano che l’età criminale s’è abbassata parecchio, così tanto che il presidente del tribunale dei minori, Stefano Trapani, ha proposto di abbassare l’età imputabile almeno a 12 anni, anche se le cronache registrano incursioni violente di ragazzini di 9 e 10 anni. L’Otello di Pozzuoli di anni ne ha 16, per la lege dei grandi numeri è un piccolo grande killer. Se dunque Salvatore ha recitato col Gip o s’è pentito veramente, lo sapremo presto. Matematico.

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