Il candidato Roberto Formigoni ha vinto la sua personale sfida con la Lega, che sognava la presidenza della Lombardia. E adesso invita alla concordia: «È importante lavorare in maniera compatta. In un momento in cui il governo Berlusconi e la sua persona sono attaccati da ogni parte, il risultato della nostra coalizione è importante anche sul versante nazionale».
Le previsioni dicono che in Lombardia non cè partita e che lunica competizione reale sia tra il Pdl e la Lega. Conferma?
«Le partite, come lo sport ci insegna, finiscono al novantesimo, anzi al novantaseiesimo perché cè sempre il recupero. La sfida vera è, come sempre, tra il centrodestra e il centrosinistra. Poi è chiaro che siamo una coalizione di partiti diversi ed è inevitabile che ci sia anche una certa competizione tra alleati, ma non può essere una lotta».
Chi decide i confini tra competizione e lotta?
«Una competizione leale è quella in cui si va alla ricerca di voti fuori dalla coalizione e non si cerca di sottrarre voti agli alleati, anche perché i nostri elettori ci vogliono uniti e coesi. In questi ultimi due anni ci hanno fatto crescere entrambi, Pdl e Lega, perché abbiamo dato dimostrazione di buona collaborazione».
Insomma, caccia ai voti della sinistra?
«Ci sono praterie di voti a sinistra, nel non voto, nellastensionismo, tra gli incerti. Cè uninfinità di delusi del centrosinistra e a loro dobbiamo parlare il linguaggio della ragionevolezza, del buon governo, alieno di ideologismi e contrapposizioni».
Le posizioni di Fini richiamano elettori di sinistra o fanno perdere voti al Pdl a vantaggio della Lega?
«Con il primo gennaio siamo entrati nettamente e decisamente in campagna elettorale e mi auguro che chiunque allinterno del nostro partito metta la sordina a ciò che ci divide per sottolineare ciò che ci unisce. Se i dibattiti sono leciti in condizioni normali, non lo sono in campagna elettorale. Sono convinto che Fini, dirigente di lunga esperienza, lo sappia e che tirerà la carretta nella stessa nostra direzione».
Ma la Lega al Nord è davvero in corsia di sorpasso del Pdl?
«La Lega non supererà il Pdl. Sono convinto che cresceremo entrambi, esattamente come è avvenuto nel 2008 e nel 2009, ma il Pdl rimarrà largamente il primo partito in Lombardia e in tutto il Nord, incluso il Veneto. Il nostro è un elettorato moderato, vuole che la barra resti al centro. La grande maggioranza degli italiani apprezza la coalizione con la Lega ma preferisce che a comandare sia il Pdl».
In Veneto e in Piemonte i candidati sono leghisti. Non è una contraddizione?
«È capitato in tante città, anche in due Regioni, e non deve scandalizzare nessuno, perché la Lega è una componente importante della nostra coalizione. Ma a maggior ragione gli elettori faranno in modo che la maggioranza dei voti sia del Pdl».
Bossi punta al Comune di Milano?
«In politica si fa una cosa per volta. Noi oggi dobbiamo vincere le elezioni regionali, poi avremo un anno e mezzo di tempo per pensare alle elezioni amministrative dellanno successivo. Adesso concentriamoci sulle regionali».
Casini dice che il Pdl è appiattito sulle posizioni della Lega.
«Appiattiti? Ma dove? Noi li abbiamo difesi quando la Lega voleva cacciarli dalle nostre giunte dopo il 2008 o dopo le amministrative di questanno, quando hanno sostenuto Penati contro Podestà. Io li ho difesi contro la Lega, tenendoli in giunta e confermando il patto di fedeltà con gli elettori. In Lombardia il timone è saldamente nelle mani del Pdl. Se non vengono con noi, non possono raccontare la favoletta che siamo subalterni alla Lega, perché ognuno sa che non è vero. Ma lUdc che scelta farà? Non si è ancora capito. Mi sembra che continuino a traccheggiare».
Che ne pensa della candidatura di Renata Polverini nel Lazio?
«Ne penso bene, mi sembra una donna che sa parlare alla società, alla gente, ai mondi vitali diffusi. Sono sicuro che farà bene».
La Lega propone una Convenzione per le riforme. Approva?
«È una proposta positiva sulla quale è giusto discutere e che discuteremo alla ripresa dellattività parlamentare. È interessante lidea di coinvolgere i rappresentanti delle Regioni. Tuttavia credo che la via maestra siano le commissioni parlamentari, dove si può partire da subito. La strada della Convenzione è lunga, si rischia di rimandare il discorso delle riforme alle calende greche».
Riforme anche da soli?
«Vogliamo confrontandoci con tutti, nella speranza che anche gli altri ci stiano, almeno la sinistra riformista. La speranza è di condividere un buon tratto di strada insieme, ma questo non vuol dire che ci sia lobbligo di essere unanimi su tutti i punti con tutti».
LItalia è una Repubblica fondata sul lavoro o il primo articolo della Costituzione è da modificare?
«Mettendo troppa carne al fuoco si rischia di non portare a casa nulla.
Si aspetta nuovi interventi della magistratura durante la campagna elettorale?
«No».