«Niente funerali per le bimbe di Favara»

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Agrigento Nessuno gliel’ha detto, ancora. Vedendolo migliorare di ora in ora, nessuno ha avuto il coraggio di confessare cos’è successo alle sue sorelline quando il loro mondo, quella casa fatiscente a Favara, la loro casa, è crollata come un castello di sabbia all’arrivo dell’onda. Sta meglio il piccolo Giovanni Bellavia, il ragazzino di 12 anni uscito vivo dal crollo che ha ucciso le sorelline Marianna e Chiara, di 14 e tre anni. I medici dell’Ospedale dei Bambini di Palermo dicono che potrebbe uscire anche oggi stesso. E allora, certo, sarà impossibile continuare a mentirgli.
Anche perché oggi, in mattinata, si celebreranno i funerali delle sorelline. Un momento di raccoglimento e di dolore per la comunità di Favara, che inevitabilmente catalizzerà anche la rabbia per un evento luttuoso che, man mano che si compone il puzzle delle indagini, ha sempre più l’aria del dramma annunciato.
Perfino l’arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro, non riesce a trattenere la rabbia per quanto è accaduto. E ha deciso di farlo sapere con un gesto evidente, uno strappo davvero inconsueto per un prelato: il rifiuto di officiare i funerali delle due bambine. «Ai funerali - ha fatto sapere - il mio posto sarà tra la gente di Favara, con loro pregherò per Marianna, la piccola Chiara, i genitori Giuseppe e Giuseppina e il piccolo Giovanni. Non è un sottrarmi al mio ruolo di vescovo, di pastore della porzione di popolo che il Signore mi ha affidato, ma un farmi solidale e vicino alla famiglia Bellavia in questo giorno che è giorno di preghiera e silenzio».
Montenegro ha voluto mantenere la promessa fatta all’indomani di un’altra tragedia annunciata: la frana che ha spazzato via Giampilieri. Allora l’arcivescovo scrisse al responsabile della Protezione civile descrivendogli il gravissimo stato di dissesto di tanti centri storici dell’Agrigentino e assunse l’impegno che mai avrebbe celebrato i funerali delle vittime di nuovi disastri annunciati. «Invito tutti a guardare al Crocifisso - conclude il prelato -, nell’estremo grido di Gesù sulla croce sono contenuti e riecheggiano tutti i gridi dell’umanità intera e tutti sono bagnati dalle lacrime del Padre».
E parole severe sono state pronunciate anche dal presidente della Cei, monsignor Angelo Bagnasco che ha sottolineato come, nonostante l’impegno della Protezione civile in soccorso delle vittime di tutti i disastri naturali e non che hanno colpito di recente l’Italia, «molti allarmi restano inascoltati e segnalazioni non raccolte».
Mentre la comunità favarese domani si stringerà attorno alla famiglia Bellavia per le esequie, a cui parteciperà anche il ministro della Giustizia Angelino Alfano, i carabinieri, su delega della procura di Agrigento, che ha aperto un’inchiesta sulla tragedia, proseguiranno gli accertamenti. Un pool di magistrati coordinerà le indagini. Ne fanno parte il procuratore capo Renato Di Natale, l’aggiunto Ignazio Fonzo, e i sostituti Lucia Brescia e Giacomo Forte.
L’inchiesta punta a verificare se erano state emesse ordinanza di sgombero relativamente alla zona interessata dal crollo e a fare luce sulla vicenda relativa alle assegnazioni degli alloggi popolari: i Bellavia erano tra i cittadini che avevano fatto domanda. In particolare i pm acquisiranno la lista di assegnazione delle case e cercheranno di capire come mai gli immobili dell’Iacp, pronti da tempo, siano in stato di totale abbandono e non siano stati invece subito assegnati.

Presto il fascicolo potrebbe non essere più a carico di ignoti: come atto dovuto, infatti, potrebbero essere iscritti nel registro degli indagati il proprietario della palazzina crollata, il sindaco di Favara, Domenico Russello, responsabile della sicurezza pubblica, e i vertici dell’ufficio tecnico comunale.
Regione e ministero delle Infrastrutture annunciano nel frattempo che verranno stanziati 4 milioni di euro per gli alloggi popolari in Sicilia. Troppo tardi, purtroppo, per Marianna e Chiara.

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