da Roma
Il calendario delle prossime scadenze, in vista dellaccensione della macchina governativa, è ormai messo a punto. Il 6 maggio Silvio Berlusconi riceverà lincarico dal Capo dello Stato e l8 pomeriggio o il 9 mattina ci sarà il giuramento. Alle Camere il nuovo esecutivo approderà il 12 maggio. Una deadline che impone di fare presto sul fronte della composizione della squadra di governo e che ha portato ieri Silvio Berlusconi a stringere i tempi, modificando in parte il «pacchetto-Lega».
La mossa per sparigliare e spazzare via i problemi e le resistenze che si erano addensate sullipotesi di una moltiplicazione dei vicepremier è semplice. Gianni Letta tornerà al suo posto di sottosegretario alla presidenza del Consiglio e Roberto Calderoli assumerà la responsabilità dellAttuazione del programma di governo e una parte delle deleghe sulle Riforme, mentre il dicastero con il compito di realizzare il federalismo resterà a Umberto Bossi. In una parola: non ci saranno più vicepremier. Al Carroccio verranno confermate le poltrone dellInterno per Roberto Maroni e dellAgricoltura per lassessore veneto Luca Zaia. Un quadro più nitido rispetto agli ultimi giorni che lascia intravedere i lineamenti pressoché definitivi del mosaico governativo. Resta, però, ancora da sciogliere il nodo dei rapporti con Roberto Formigoni, visto che il governatore della Lombardia non sembra aver raggiunto un accordo definitivo con il premier in pectore e la sua destinazione definitiva non può ancora essere data per acquisita. Il faccia a faccia di domani tra il leader del centrodestra e il numero uno della Lombardia diventa quindi decisivo per chiudere anche questultima questione in sospeso.
Per quanto riguarda il resto della squadra, Berlusconi sembra orientato a premiare i coordinatori delle regioni che hanno ottenuto risultati di rilievo alle ultime elezioni. Questo significa che tanto Angelino Alfano (con un viceministero alla Funzione Pubblica) quanto Raffaele Fitto (per lui si parla degli Affari Regionali) e Mariastella Gelmini (in pole-position per lIstruzione) dovrebbero entrare al governo. Si sta poi cercando un incarico per un altro dirigente molto stimato come Maurizio Lupi.
Per quanto riguarda i ministeri «pesanti», confermati Giulio Tremonti allEconomia, Franco Frattini agli Esteri, Claudio Scajola alle Attività Produttive e Altero Matteoli alle Infrastrutture, continua ad acquistare forza il nome di Elio Vito per la Giustizia. Il successore di Francesco Rutelli ai Beni Culturali, salvo sorprese, dovrebbe essere Sandro Bondi mentre Paolo Bonaiuti andrà ai Rapporti con il Parlamento. Il ministero del Welfare andrà a Gianni Alemanno, qualora non dovesse riuscire a scalare il Campidoglio. In caso di elezione al Comune di Roma, su quella poltrona dovrebbe invece sedere Maurizio Sacconi. Per quanto riguarda le Politiche Comunitarie in corsa ci sono due nomi: quelli di Renato Brunetta e Adriana Poli Bortone.
La nomina sempre più probabile di Paolo Bonaiuti come ministro, rende possibile la designazione di un nuovo portavoce (anche se non è escluso che questultimo possa comunque continuare a spendere la sua esperienza in un ruolo di «regista-supervisore»). In questo senso prende quota il nome di Daniele Capezzone come portavoce e sottosegretario alla presidenza con delega alleditoria. Come viceministro alle Comunicazioni, poste secondo lo schema della riforma Bassanini sotto le Attività Produttive, dovrebbe esserci Paolo Romani. Così come un incarico ministeriale verrà assegnato al leader della Dc per le Autonomie, Gianfranco Rotondi.
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