Roma - La decisione è maturata alla fine di una lunga mattinata nei sacri palazzi vaticani, dopo ore di febbrili consultazioni, ma già lunedì sera si poteva percepire che c’era aria di rinuncia. Dopo la recrudescenza delle polemiche - quelle dei collettivi studenteschi, dei no global pronti ad accorrere a Roma, ma anche quelle pretestuose dei professori che hanno accusato Ratzinger di aver difeso il processo a Galileo senza premurarsi di controllare la citazione, come il Giornale ha fatto due giorni fa e come ribadisce oggi l’Osservatore Romano -, era stata presa in considerazione la possibilità di rinunciare all’invito della Sapienza. La giornata di lunedì, e gli echi rilanciati dai quotidiani ieri mattina, hanno rimesso in discussione la presenza di Ratzinger, che desiderava comunque andare perché invitato dal rettore e dagli studenti cattolici per una visita alla cappella universitaria.
Qual è stata, allora, la goccia che ha fatto traboccare il vaso? Non certo il timore per l’incolumità del Pontefice, che sarebbe stata comunque garantita, come ha rilevato un sopralluogo effettuato dai gendarmi vaticani guidati da Domenico Giani. Lo stesso responsabile della polizia vaticana, ieri mattina, ha partecipato alla riunione del Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico in prefettura. Dall’incontro non sarebbero emersi gravi motivi per la cancellazione, come gli stessi partecipanti hanno riferito. Ma un segnale decisivo sembra sia arrivato al colle Vaticano da un altro dei sette colli romani, il Viminale, dal palazzo che ospita il ministero dell’Interno guidato da Giuliano Amato. Nei colloqui informali con le autorità vaticane si è infatti parlato del rischio concreto di disordini. Il ministro, confermando le telefonate delle ultime ore, ha tenuto a precisare che non si è trattato di «una questione di sicurezza» del Papa. Ma la preoccupazione per possibili incidenti era comunque alta.
Benedetto XVI e i suoi più stretti collaboratori della Segreteria di Stato hanno preso in considerazione i pro e i contro: fare comunque una visita blindatissima in un’università che dista ben poco in linea d’aria dalla Santa Sede, con il rischio che qualcuno dei manifestanti o dei poliziotti si facesse male; oppure rinunciare, come segno distensivo e per motivi di «opportunità»?
Alla fine sia il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, che ha giocato un ruolo chiave in quanto «primo ministro» del Pontefice, sia il cardinale Vicario Camillo Ruini, avrebbero espresso parere favorevole alla cancellazione della visita, e così Ratzinger - certamente non avvezzo alle rinunce né nuovo al confronto nelle aule universitarie, dato che era professore negli atenei tedeschi durante la contestazione del ’68 -, seppure a malincuore, ha deciso di soprassedere, proprio per svelenire il clima, per non esasperare le frange minoritarie (e già esasperatissime) dei suoi oppositori, di coloro che non lo ritenevano degno di prendere la parola nell’aula magna della Sapienza.
Non una rinuncia per motivi di «immagine», dunque, come qualcuno ha pensato, né per paura delle contestazioni, ma un gesto di responsabilità, per il timore che il suo passaggio all’ateneo, così osteggiato a motivo di pregiudizi, venisse caricato di significati ideologici, finendo per offrire l’occasione per scontri e tafferugli anche gravi.
Il governo è stato prontamente avvertito, così come il rettore, anche se si è atteso il comunicato ufficiale del pomeriggio per confermare la notizia che già aleggiava all’ora di pranzo nelle aule universitarie.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.