Niente video per Santoro, l’Unione insorge

Crosetto (Forza Italia): la regola vale anche per Berlusconi, se volesse condurre Domenica in


Una regola nel segno della «neutralità dei conduttori» con cui disinnescare possibili ritorni in video ad orologeria, nelle settimane immediatamente precedenti il voto per le Politiche. La maggioranza approva in Commissione di Vigilanza un emendamento immediatamente bollato dall'Unione come «anti-Santoro». Il riferimento al creatore di Samarcanda, in realtà, non è esplicito visto si parla soltanto di «persone che abbiano ricoperto un ruolo politico nell'ultimo anno». Ma tanto basta ad accendere la consueta contrapposizione frontale e a convincere i parlamentari del centrosinistra a lasciare l'aula, con l'unica eccezione di Paolo Gentiloni che resta seduto sullo scranno presidenziale del parlamentino di Palazzo San Macuto per esprimere il proprio voto contrario. L'emendamento viene approvato da tutta la Cdl, senza alcun distinguo. Un via libera che fa scattare, durante il periodo di campagna elettorale, il divieto di presenza in video per tutte «le persone chiaramente riconducibili ai partiti per il ruolo che ricoprono o hanno ricoperto nell'ultimo anno». A meno che, naturalmente, non debbano partecipare a programmi dedicati ai rappresentanti delle liste e delle coalizioni.
«È un emendamento mirato contro Santoro - attacca il diessino Giuseppe Giulietti - un ad personam, una gambizzazione dal punto di vista professionale. Chiedo che gli atti della seduta siano trasmessi all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni». E Franco Giordano, di Rifondazione, spiega che «è venuta alla luce la volontà di dare un'indicazione precisa di non mandare in video una persona». La replica in commissione è firmata da Ignazio La Russa: «Abbiamo discusso tutti insieme nella Cdl di questa norma che non è dedicata all'uomo ma alle situazioni. Il problema di valutazione spetterà al cda Rai. È un problema di interpretazione che non spetta a noi altrimenti avremmo scritto parlamentari europei e gli italiani che ci votano avrebbero detto: avete fatto bene. Il punto è vietare che il consenso che arriva dalla presenza in tv sia drogato da una finta non appartenenza». Sempre nella Cdl, Guido Crosetto di Forza Italia, sostiene che «non è una norma contro qualcuno, è il tentativo di definire chi è un rappresentante politico. Non si può - spiega - tirare l'elastico ad personam per mandare per forza in onda Santoro. Se il presidente del Consiglio volesse condurre “Domenica in” che direbbe l'Unione? Vale un principio anche in questo caso».
Prende la parola anche il capogruppo di An in Commissione Alessio Butti che, senza mezzi termini, fa capire come stesse nascendo un progetto per riportare Santoro in video proprio alla vigilia delle elezioni (il tema probabile sarebbe stato quello della mafia): «La norma vale esclusivamente in campagna elettorale e riguarda esclusivamente la neutralità del conduttore. Ci volete forse dire che succederà qualcosa di nuovo il 10, il 17 e il 24 marzo? Magari che Santoro condurrà un programma?». Il dibattito in vigilanza si fa caldo, e anche l'Udc, con Pippo Gianni, si dichiara a favore. Allora Paolo Gentiloni tenta una mediazione, chiedendo di eliminare la decorrenza «da un anno» per sostituirla con «in tempi recenti».

Ma per la maggioranza ancora La Russa spiega che «se ci fosse stato un subemendamento allora l'avrei accolto, ma ora che hanno voluto incentrare la discussione su Santoro non è possibile». Poi si vota e la maggioranza chiude la pratica, approvando la norma da sola, con il voto contrario del presidente.
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