«Niente vino e birra a tavola» Il Comune taglia i buoni pasto

«Tra qualche mese ci toglieranno pure l’acqua gassata». Fa dell’ironia il sindacalista dei vigili, Roberto Miglio, ma la nuova circolare di Palazzo Marino non l’ha digerita. Il termine è appropriato, dato che proprio a tavola tutti i dipendenti del Comune al rientro dalle ferie troveranno servita una novità. Niente più birra o vino a pranzo: da settembre saranno rimborsati solo acqua e bibite. E per chi svolge attività che possono mettere a rischio la salute e la sicurezza di altre persone, cioè le educatrici di nidi e materne, chi guida mezzi pubblici, chi svolge mansioni socio-sanitarie e i vigili, scatta addirittura il divieto, non potranno comprare alcolici neanche a proprie spese. A breve i bar e le trattorie convenzionate con Palazzo Marino - circa un centinaio - saranno informate. «Per quanto riguarda il divieto, applichiamo anche a Milano una legge del 2001, ma il cui decreto attuativo è stato emanato solo nel 2006. I sindacati invece di lamentarsi dovrebbero protestare perché siamo arrivati in ritardo», spiega il vicesindaco Riccardo De Corato.
Il sistema prevede che i dipendenti paghino solo una piccola quota per il pranzo (circa 2,5 euro, e il resto è a carico del Comune). Arrivano alla cassa e presentano un badge da cui «scalano» la propria spesa e il resto viene accreditato a Palazzo Marino. Già oggi, alla voce bevanda a scelta, erano previste limitazione: un massimo di 33 cl per la birra e solo un quarto di vino. Da settembre, invece, se non vogliono spendere di tasca propria, i comunali dovranno cancellare anche queste ultime due voci e accontentarsi di acqua e bibite. In una «visione generale di tutela della salute dei dipendenti» è scritto nell’informativa del Comune, è stato valutato di escludere dal rimborso nel servizio di ristorazione «tutti i dipendenti del Comune». «Solo per le quattro categorie vale il divieto assoluto, ma togliamo il rimborso in maniera generalizzata perché tecnicamente sarebbe complicato per i baristi gestire la situazione e per favorire un comportamento virtuoso del personale», spiega il responsabile della sicurezza Pierpaolo Foschi.
Nella circolare diffusa dalla direzione centrale si fa appunto riferimento ai due decreti legge, mai applicati finora sotto la Madonnina. L’articolo 15 della legge 125 del 2001 prevede infatti che nelle attività lavorative che comportano un elevato rischio di infortuni, «ovvero per la sicurezza, l’incolumità o la salute di terzi» è vietato assumere o somministrare bevande alcoliche e superalcoliche, chi sgarra rischia una multa da 516 a 2.582 euro. Quali siano considerate le attività per cui il consumo di alcol a tavola è «a rischio» è stato specificato nel provvedimento del 30 marzo 2006. Tra queste, ad esempio, ci sono le vigilatrici d’infanzia e i vigili.

«Che saranno mai 33 centilitri di birra o un quarto di vino - si domanda però Miglio -? Il Comune ci lascia a “pane e acqua”. La verità è che vuole risparmiare, una spilorceria. A settembre sarà opportuno aprire un contenzioso con il Comune».

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