Niger-gate, così le bugie dello 007 di Parigi «incastrano» la Francia

Le prime indiscrezioni su due anni di indagini del Sismi: rintracciati tutti i nomi, i contatti, i luoghi di incontro di Martino con la Dgse

Gian Marco Chiocci Mario Sechi

da Roma

La sconclusionata sortita dell’ex numero due dei servizi segreti francesi su Repubblica, Alain Chouet, solleva ulteriori interrogativi sul ruolo sempre più inquietante ricoperto da Parigi intorno alla circolazione del falso dossier sulla vendita d’uranio dal Niger all’Irak, dossier smistato da Rocco Martino, free lance dello spionaggio a libro paga proprio degli 007 transalpini. Chouet è uomo navigato, ma fuori dal giro da un bel pezzo per motivi che Repubblica stranamente omette di riferire nell’intervista (fu defenestrato per aver spiato illegalmente il presidente Chirac per favorire Lionel Jospin, «deviando» in pratica la missione dei Servizi).
Chouet parla di cose avvenute alla fine di luglio del 2002 (il Sismi prova - documenti alla mano - che invece sono fatti risalenti al luglio 2004) ma poi si scopre che era stato messo a riposo dai vertici del Servizio transalpino all’inizio di quello stesso mese. Chouet si mostra sprezzante verso le ricostruzioni del Sismi allorché si sofferma sulla fotografia di Rocco Martino con il suo fidato agente Jaques Nadal, ma poi si viene a sapere che quell’agente fidato in foto non è Nadal. È un’altra spia francese. Chouet nega l’evidenza, accusa indirettamente la Cia e/o il Senato Usa di aver mentito. Lo scenario - 48 ore dopo l’intervista - sembra destinato al cestino della carta perché indiscrezioni sull’indagine di controspionaggio avviata «a ritroso» dall’intelligence italiana, quello scenario, lo stracciano.
A forza di ripercorrere, al contrario, l’attività di Martino, il Sismi avrebbe appurato che i servigi dell'«italiano» per la Dgse risalirebbero alla metà degli anni ’90, avrebbero riguardato più argomenti (Cina, Corea del Nord, terrorismo islamico in Bosnia, eccetera), sarebbero avvenuti in più Paesi europei con un picco d’intensità di frequentazioni fra il 1999 e il 2000 lungo l’asse Bruxelles-Lussemburgo. Bene. Nella scheda di presentazione che Repubblica fa del cinquantanovenne funzionario della Dgse vengono riportati encomi ed incarichi di prestigio dell’ex funzionario delle «Piscine». Nel biennio 1999-2000 - si legge - Alain Chouet lavora proprio a Bruxelles, come «capo-stazione». È lo stesso periodo in cui, nella medesima città, Martino intrattiene frequentissimi contatti con gli agenti della Dgse.
Domanda: Chouet ha conosciuto Martino? Ha avuto contatti diretti col free lance dello spionaggio? Chouet a Repubblica nega l’evidenza. Dice: «Martino non ha mai lavorato per noi. Ha bussato per la prima volta alla nostra porta alla fine di giugno del 2002 e l’ultima volta alla fine di luglio del 2002». La circostanza, però, cozza clamorosamente con le prove raccolte dal Sismi (che la Dgse ovviamente non conosce) documentate nell’immenso fascicolo del Niger-gate che il Sismi sta valutando di trasmettere, oltreché a Palazzo Chigi, anche alla procura.
Lavorando su Martino dalla fine della primavera del 2003 a tutto il 2004, «operativi» e «analisti» di Forte Braschi sono riusciti a mettere le mani su un enorme mole di informazioni «rubate» al contatto italiano dei francesi che, rilette al passato, hanno permesso all’intelligence del generale Nicolò Pollari di ricostruire, passo passo, ogni mossa dell’«italiano» in tandem coi francesi. Gli incontri periodici, mensili, in posti sempre diversi (quattro bar, tre alberghi, due parchi, l’ambasciata francese a Bruxelles, automobili) con «manipolatori» cambiati di volta in volta per ragioni di sicurezza (o per un normale turn over interno alla Dgse).
Durante e dopo l’attività di controspionaggio sono state rintracciate le «buche» (cassette di sicurezza alla stazione dei treni, box postali, eccetera) nelle quali Martino trovava istruzioni su dove e come recarsi, sui movimenti da fare per evitare eventuali pedinamenti. Accorgimenti normali per uomini e fonti di intelligence. Dettagli che stonano parecchio con le «visite saltuarie» di Martino. Quanto al «manipolatore» Nadal (nella foto al centro e a destra ) che l’attento Chouet confonde con un altro agente, il Sismi ha verificato una decina di contatti diretti con Martino che si interrompono per un po' solo quando il Sismi, fra il Lussemburgo e Bruxelles, contatta i vertici della Dgse spiegando d'aver scoperto il gioco, di sapere tutto, e dunque di archiviare la pratica perché così è meglio per tutti.
In quella circostanza la Dgse ha prima negato l'evidenza, poi ha ritirato la squadra di agenti di supporto a Martino, infine ha lasciato che blogger americani, ex spie, esponenti politici e giornali (come Repubblica) cavalcassero per mesi la teoria che Chouet ha ribadito l'altro giorno infischiandosene di fare una gran brutta figura: è stato il Sismi, d’accordo con gli americani, a inventare lo scartafaccio del Niger-gate per dare a Bush la «pistola fumante» necessaria a invadere l'Irak.

Purtroppo per i pistaroli transalpini, per i fabulatori di casa nostra e per i complottisti americani anti-neocon, i tanto bistrattati Servizi nazionali si sono difesi e con successo. Gliene va dato atto. Un’eccezione alla regola, al luogo comune dei «ah, les italiens», i soliti italiani. Stavolta, il complotto non sa di pummarola, ma di camembert. E puzza pure.

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