Niguarda, l’assessore ha annullato il concorso riservato agli stranieri

«Sarebbe vergognoso - commenta anche Davide Boni, presidente del Consiglio regionale - che infermieri e operatori sanitari nati in questo paese vengano trattati come cittadini di serie B spalancando il mondo del lavoro agli ultimi arrivati. Vista la difficile situazione economica - precisa l’esponente della Lega Nord- è necessario ribadire la precedenza ai lavoratori italiani».
I sindacalisti della Cisl hanno trovato dei precedenti simili al «caso Niguarda». E già negli scorsi anni si sono occupati di ricorsi e riapertura di bandi per non escludere gli immigrati. È successo in Atm, con un bando per tranvieri. Ed è successo qualche mese all’Aler, con un concorso per reclutare i custodi degli stabili di edilizia residenziale pubblica. Dopo il ricorso presentato da una cittadina equadoregna, si era deciso di ampliare la candidatura anche agli extracomunitari. «Qualche anno fa - spiega Tommaso Di Buono, responsabile dell’ufficio vertenze della Cisl - si avevano meno conoscenze di questo tema. Ma il Tribunale di Milano ha sempre seguito una linea univoca, aprendo di fatti agli extracomunitari. Si spera che d’ora in avanti si velocizzino i tempi in caso di ricorsi. Non a caso al Niguarda si è arrivati a una conciliazione, senza dover aspettare la sentenza e si sono quindi abbreviati i tempi». In futuro, alla luce dei precedenti, si spera che cambino anche le regole per la formulazione del bando, senza più fare distinzione tra italiani e stranieri. L’obbiettivo della Cisl è inquadrare i veri responsabili degli errori nei concorsi. «Altrimenti - spiega Di Buono - rimarrà sempre una guerra tra poveri e ci rimetteranno sempre e solo i candidati, costretti ad aspettare mesi e mesi per sostenere il concorso».
Il rappresentante Rsu del Niguarda, Celestino De Brasi, sta pensando a come rispondere alla riapertura del bando per soli extracomunitari. Ha annunciato l’intenzione di chiedere all’amministrazione di ritirare il concorso e riformularlo e, se non fosse intervenuto l’assessore Bresciani, sarebbe stato pronto anche a un ulteriore ricorso.


Intanto, sul tema operatori socio sanitari, Giovanni Muttillo, presidente dell’Ipasvi, l’istituto che rappresenta gli infermieri, chiederà alla Regione Lombardia di rallentare sulla promozione dei corsi di formazione. Obbiettivo: evitare che cresca il numero dei disoccupati: «Al momento in Lombardia - spiega - ci sono 11mila esuberi tra gli operatori sanitari».
Maria Sorbi

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