Nikki Yanofsky, il prodigio che mescola il jazz con i Led Zeppelin

Ha 16 anni e canta da quando ne aveva quattro. A Parigi abbiamo scoperto perché anche Herbie Hancock si è innamorato di lei

Nikki Yanofsky, il prodigio che mescola il jazz con i Led Zeppelin

Parigi - Tutto sommato manco te l’aspetti una voce così quando lei sale velocissima sul palchetto del Duc des Lombards, un club microscopico alle spalle del Marais, qui a Parigi, tutta musica e al massimo un bicchiere sul tavolino. Appena inizia a cantare i suoi standard jazz, Nikki Yanofsky - che, detto per inciso, ha sedici anni - spiega senza bisogno di domande perché il suo primo cd Nikki (appena uscito per la Decca) è stato prodotto nientepopodimenoche da Phil Ramone, un tipino sudafricano che si è fatto conoscere registrando la famosa Happy birthday di Marilyn Monroe a John Fitzgerald Kennedy e poi è arrivato fino a oggi passando per, tra gli altri, Ray Charles, Pavarotti, Sinatra e Liza Minnelli. Insomma, uno che capisce dove sia il talento e mica si fa scrupoli sull’età di chi lo esibisce. «Canto praticamente da quando ho iniziato a parlare» spiega lei, minutissima, un volto dolce e adolescente che è anni luce da quello delle tante lolite di cui sono farcite le classifiche pop. Nikki Yanofsky canta cose come On the sunny side of the street, uno standard degli anni Trenta, mescolandola con Fool in the rain, un bel rock che i Led Zeppelin pubblicarono nel 1980, poi I got rhyhmn e You’ll have to swing it e Over the rainbow, insomma tutti grandi classici che farebbero paura anche a un artista più scafato, figurarsi a una ragazzina che ha la madre come manager e sgrana gli occhi ogni volta che le parli tanto è felice. «Le abbiamo sempre lasciato seguire questa strada - dice Elyssa, la mamma - perché abbiamo capito che era la sua». E, giudicando l’atmosfera che si è creata in questo clubbettino con qualche decina di persone appena, non si sono mica sbagliati. Già nel disco, che snocciola tredici brani compreso l’inedito Bienvenue dans ma vie, questa ragazzina canadese mostra una voce fuori dal comune per estensione e soprattutto rotondità, la padroneggia come se fosse una cantante jazz cresciuta a furia di serate al Blue Note di New York, e neppure si lascia intimorire. Sarà l’incoscienza (beata) dei sedici anni. Oppure la voglia inarrestabile di trasformare emozioni in suoni, chissà. In ogni caso, sembra nata per cantare, cantare e null’altro, e riesce persino, accompagnata da un trio di musicisti che avranno almeno il triplo della sua età, a trasformare in musica una vecchia filastrocca come Old MacDonald had a farm senza trasformarsi in un patetico karaoke. «Ho scelto di cantare vecchi standard perché mi piace sentire come erano e riproporli così come allora. Però io amo ogni tipo di musica, io faccio parte della generazione nata con iTunes, quella che divide la musica solo in due categorie: la bella e la brutta». E, per dimostrarlo, inizia a rappare in I love the way you lie, il brano duettato con Rihanna che ha appena riconsegnato Eminem al primo posto delle classifiche. Insomma, una (dolce) forza della natura. E non è un caso che sia stata la più giovane artista che abbia mai inciso con la prestigiosa Verve; che abbia già cantato (all’età in cui non si può neanche guidare l’auto) con Celine Dion, Herbie Hancock e Wyclef Jean; che a Umbria Jazz quest’anno se la siano ritrovata davanti senza stupirsi neppure un po’.

D’altronde a quattordici anni, quando l’hanno chiamata a inaugurare le Olimpiadi invernali di Vancouver, non si è presentata con un brano qualsiasi: ha cantato in mondovisione Air mail special di Ella Fitzgerald con la stessa naturalezza sciolta e allegra con cui l’altra sera, quasi d’improvviso, ha riempito di jazz un piccolo locale che non s’aspettava una sorpresa così.

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